Si intitola “Ci voglio credere” ed è la storia di una famiglia spaccata e di uno spaccato della Puglia
La storia di una famiglia spaccata e di uno spaccato della Puglia.
E’ raccontata nell’ultimo romanzo di Gianni Forte, attuale segretario regionale del Sindacato Pensionati Cgil e già, nel recente passato, segretario generale della Cgil. Si intitola “Ci voglio credere” e fotografa la reale condizione del territorio pugliese, fortemente recettivo sul piano turistico e che anche se arricchito di progettualità e innovazione non in grado di creare ulteriori opportunità di lavoro se non precario e senza prospettive. Sarà presentato domani pomeriggio (lunedì), alle 15, presso l’istituto superiore “Del Prete-Falcone” di Sava. Gianni Forte sarà intervistato dagli studenti del laboratorio di giornalismo della scuola savese, guidati dalla docente Rosa Soloperto.
Franco e Michele Leonetti, i personaggi principali del libro, sono due fratelli agli antipodi, l’uno scappa, l’altro resta nella sua terra. Entrambi dovranno farci i conti. A Franco non basterà una laurea in Ingegneria per avere un lavoro al suo ritorno, a Michele non basterà il successo negli affari per sentirsi parte di un sistema. Alle loro spalle, una madre con problemi di salute, un padre in galera e nonno Lillino, la tradizione e la fiducia. Tra i muri a secco, i santi e la terra, le storie attraversano anche i traffici della criminalità: dal contrabbando all’inquinamento, dai rifiuti al fotovoltaico. In un ritratto del Sud insieme brutale e incantevole.
«Definirei “Ci voglio credere” un romanzo realistico, in cui personaggi immaginari incrociano fatti realmente accaduti – spiega Forte - Ho utilizzato una storia di una famiglia pugliese che entra in contatto con una Puglia diversa, alle prese con un cambiamento non ancora definito. I personaggi lo avvertono, lo percepiscono, ma anche ne subiscono le conseguenze, a volte le contraddizioni. Tutta la storia è attraversata dal dubbio che di vero cambiamento si tratti, laddove permane l’incertezza del lavoro e l’incapacità di garantire ai giovani l’opportunità di costruirsi un futuro nella propria terra».