Questa sera, alle 20, il frantoio ipogeo del palazzo baronale di Sava farà da cornice ad un evento sul vernacolo e sulla musica popolare, curato da Francesca Melle
“Palori noi”: la poesia dialettale come strumento per esprimere sentimenti, valori e culture.
Questa sera (venerdì), alle 20, il frantoio ipogeo del palazzo baronale di Sava farà da cornice ad un evento sul vernacolo e sulla musica popolare, curato da Francesca Melle.
Durante la serata, che sarà moderata da Wilma Ferrara, gli attori amatoriali Sabrina Scaglioso e Tony Rossetti intratterranno il pubblico con letture dei testi di alcuni autori locali. L’evento culturale sarà accompagnato da musiche e canti popolari salentini ad opera del sociologo e musicista Gianfranco Mele, da Enzo Morelli e da Corina Erario.
In uno degli autori che saranno proposti durante la serata, Dionigi Gioia, Francesca Melle “rintraccia una cultura quasi del tutto estinta. Si avvicina ai testi con passione e curiosità, saggiando un passato di duro lavoro, ma pieno di credibili soddisfazioni e progressi. Arriva per tanto senza sofisticazioni alla banale conclusione: se abbiamo trovato tanta bellezza lo dobbiamo al sacrificio e alla saggezza di chi ci ha preceduto”.
I testi di Antonio Spada, poeta vernacolare savese, portano invece all’attenzione di tutti i contrasti e i paradossi che caratterizzano l’epoca contemporanea, nei quali si legge anche un certo disagio, che caratterizza gran parte degli autori contemporanei.
I testi di Francesca Melle vengono connotati dall’aspetto sociologico. L’abbandono della terra inteso come disinteresse da parte delle nuove generazioni, la mancanza di sicurezza e di libertà, che fanno riflettere sui cambiamenti epocali. Per la Melle la società da un lato basa tutto sul consumismo, riducendo l’essere umano ad oggetto sostituibile, dall’altra si sorprende per le ingiustizie sociali. Una società schizofrenica dunque che reputa i ruoli occupati come l’unico scopo dell’esistenza.