sabato 23 novembre 2024


17/09/2019 08:33:19 - Sava - Attualità

Saranno presenti gli attori: i pazienti del centro di riabilitazione psichiatrica “Phoenix” di Sava

Nel pubblico, per assistere alla prima proiezione del cortometraggio “Giuseppe”. I pazienti del centro di riabilitazione psichiatrica “Phoenix” di Sava si recheranno giovedì a Teramo, città che ospita il “FolleMente Festival”, “Festival e Giornate della Follia” per esplorare la potenza della mente umana e i suoi aspetti più folli.

Nel programma della rassegna, anche il corto (sostenuto dalla Asl di Taranto) che ha visto recitare i pazienti del “Phoenix”, diretti, in quest’occasione, dal regista manduriano Mirko Dilorenzo.

«Il cortometraggio è frutto di un lavoro pluriennale che ha coinvolto gli utenti del centro diurno psichiatrico di Sava» raccontano la coordinatrice Sandra Dicursi e lo psicoterapeuta Nicola Simeone. «Il percorso nasce dal “Gruppo Terapeutico Emozionale” svolto presso il centro, che ha avuto come obiettivo quello di alfabetizzare dal punto di vista delle emozioni pazienti con gravi patologie psichiatriche».

Al lavoro ha partecipato tutta l’equipe del centro: gli assistenti sociali Zaira Tripaldi e Antonia Sirsi, i tecnici per la riabilitazione psichiatrica Giordana Giacoia e Rossana De Palo, nonché le oss Anna Berdicchia e Vincenzo Lo Frano.

«Il passaggio successivo è stato quello di creare delle piccole scene di vita quotidiana, cercando di rendere di chiara lettura emozioni quali gioia paura interesse preoccupazione» rendono noto ancora Sandra Dicursi e Nicola Simeone. «I pazienti del centro spontaneamente hanno iniziato ad arricchire queste semplici trame con altri elementi caratterizzanti trasformando gli esercizi in vere e proprie sessioni di teatro di improvvisazione. Contattando un regista esperto, è stato stilato un primo progetto che coinvolgesse diversi laboratori attivi presso il centro.

Il copione è frutto di un laboratorio di scrittura creativa di gruppo. Partendo dalla storia di San Giuseppe da Copertino, un santo locale, del quale si dice fosse folle, in grado di volare e avere continue visioni, è stata rielaborata la storia. Per ogni aspetto della storia sono state raccolte diverse proposte e votate per alzata di mano.

I vestiti di scena sono stati disegnati e cuciti con scampoli comprati al mercato, i cappelli e gli altri oggetti di scena sono stati creati con la cartapesta o con tavole di legno recuperati dai pallet.

È un progetto che nasce da persone che vivono nella loro dimensione particolare, unica e personale, se pur piena di solitudine e sofferenza.

È un progetto che propone uno sguardo inconsueto e che rompe ogni logica cui siamo abituati, regalandoci uno momento di libertà mentale nella quale riscoprirci facendoci guidare, da chi, solitamente ignoriamo».











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