«Mio figlio ucciso da diossina», le parole della signora Carla, indignata per i 12 decreti salva-Ilva
Un quadro con un teschio nero realizzato con «la polvere di minerale» raccolta dalle «mamme del rione Tamburi di Taranto», disegnato su una tela bianca su cui era scritto “Mamme No Dioxin”, è stato consegnato al ministro per l’Agricoltura, Teresa Bellanova, dalla tarantina Carla Lucarelli, mamma di Giorgio Di Ponzio, il 15enne morto lo scorso gennaio per un sarcoma; e da un’altra mamma, Stefania Petaro. L’occasione è stata il dibattito promosso dalla Fiom nell’ambito della manifestazione “Contropiede” a San Giorgio Jonico. Il video della consegna è stato poi diffuso sui social.
Nel filmato si vede Lucarelli che invita il ministro e gli altri ospiti a guardare «la cappa su Taranto» per vedere «l’aria che ha ucciso mio figlio, venuto a mancare per colpa della diossina». La mamma dice di essere «arrabbiata per i 12 decreti», cosiddetti “salva-Ilva”: «Ancora mi domando - precisa - quale sia quello che ha firmato la condanna a morte di mio figlio».
Nella pagina FB del padre di Giorgio è stato pubblicato questo post, che vi proponiamo:
«Taranto ha vissuto l'ennesima serata intensa sul fronte istituzioni/inquinamento.
Durante un evento organizzato tra pochi intimi dalla Fiom/Cgil Taranto, alla presenza del Ministro Bellanova e della segretaria nazionale Redavid, un gruppo di mamme tarantine ha consegnato una tela raffigurante un teschio.
L’opera è stata realizzata utilizzando minerale raccolto nelle case del quartiere Tamburi da alcune mamme del rione.
Un’opera fortemente simbolica, consegnata nelle mani di un Ministro che a più riprese, durante la serata, ha difeso il siderurgico la cui produzione è “fondamentale” per lo sviluppo del Paese.
Sviluppo che cozza col dolore di chi, a causa di questo, ha perso un figlio e ora ha paura che altre mamme debbano piangere.
Noi vogliamo semplicemente vivere, questo il messaggio lanciato dal palco dalle rappresentanti di questo gruppo di mamme coraggiose.
Coraggio che manca a gran parte della popolazione tarantina, incapace di ribellarsi a chi ha deciso che quella fabbrica non deve chiudere.
Quasi in contemporanea a questo gesto forte, allertato da molti concittadini, mi recavo nei pressi dello stabilimento per documentare cosa accadeva mentre la Bellanova e la Redavid parlavano di “acciaio pulito e indispensabile”.
Le immagini parlano da sole, i veleni industriali oscuravano il cielo stringendo in una cappa di morte l’intera città di Taranto.
Così mentre i bambini dormivano il mostro li avvelenava per garantire al paese il necessario benessere.
È una battaglia quasi impossibile ma finché ci saranno donne e uomini disposte a lottare io sarò al loro fianco, perché noi vogliamo “semplicemente” vivere».