«Si è superato il limite del rispetto per una città che non merita un danno di immagine come quello che si sta consumando in queste ore»
Mancava l’autorizzazione del Miur, e allora il corso universitario di Medicina salta. Sarebbe questa la motivazione del giorno dopo, che giustificherebbe la chiusura del corso di laurea tarantino.
“Se ciò è vero - commenta il presidente provinciale di Confcommercio, Leonardo Giangrande - è ancor più grave perché evidenzia con quanta colpevole superficialità e scarso impegno le istituzioni universitarie baresi abbiano affrontato l’avvio del corso di laurea in Medicina a Taranto e quanto poco credibile e competente sia stato il livello di accompagnamento e supporto tecnico svolto per dare concretezza al progetto. La verità è che Taranto non riveste un ruolo di particolare importanza nella logica accentratrice barese e che le sedi universitarie tarantine continuano ad essere considerate gemmazioni di Bari, cioè sedi decentrate senza alcuna particolare valenza. Non è la prima volta d’altronde che Taranto vede svanire un progetto universitario (Maricoltura Scienze della comunicazione tanto per citare), anche se in questo caso si è superato il limite del rispetto.
Rispetto per una città che non merita un danno di immagine come quello che si sta consumando in queste ore. Perché il messaggio che ancora una volta è passato, quello che è rimbalzato sui media, è che Taranto è una città dalla quale fuggire. La modalità adottata dal Rettorato, la decisione assunta in modo univoco dall’Ateneo, il mancato preventivo confronto con il Sindaco della città di Taranto, hanno non solo offeso la comunità tarantina, ma compromesso in modo irreparabile il lavoro svolto dall’Amministrazione comunale per favorire l’atterraggio del corso universitario. Sarà dura recuperare la credibilità, ed è un bel dire: si vada avanti e si rimandi il discorso al 2020. Nel frattempo – conclude il presidente Giangrande- ci giunge notizia che dalle parti di Lecce avrebbero accolto con sollievo la notizia della debacle tarantina e che sarebbero pronti a varare un corso di laurea in scienze della salute”