«Oggi la sensazione più chiara di tutte è che l’operazione è saldamente nelle mani di AM che minaccia e ricatta, anche il governo italiano, di restituire lo stabilimento ai commissari e, di fatto, lasciare per strada i circa 10000 lavoratori per i quali in 30 giorni si dovrebbero trovare soluzioni valide»
«La notizia dell’abbandono dello stabilimento di Taranto da parte di Arcelor Mittal coglie tutti di sorpresa …. O forse no!
La sensazione di sorpresa e lo scatenarsi di tutte le ipotesi possibili circa gli incerti scenari prospettabili lasciano spazio a varie interpretazioni rette dai diversi retroscena e dalle scelte politiche che sono state messe in campo negli ultimi anni.
Ma oggi la sensazione più chiara di tutte è che l’operazione è saldamente nelle mani di AM che minaccia e ricatta, anche il governo italiano, di restituire lo stabilimento ai commissari e, di fatto, lasciare per strada i circa 10000 lavoratori per i quali in 30 giorni si dovrebbero trovare soluzioni valide: alternative e sostenibili ci verrebbe da aggiungere.
L’annuncio dell’abbandono dello stabilimento di Taranto sarebbe potuto arrivare in qualsiasi momento forse ma ora coglie tutti incredibilmente impreparati.
Non ci sarebbe stato lo stesso effetto dirompente e ricattatorio se, ai vari livelli, ci si fosse mossi per tempo. Era necessario che fosse già stato messo allo studio e fosse stato già approfondito un serio piano di riconversione dello stabilimento e il rilancio di tutta l’area di Taranto, dal punto di vista ambientale, sociale, economico, lavorativo. Questo è quello che noi diciamo da molto tempo, dal 2014 per la precisione, da quando cioè Angelo Bonelli e i Verdi lanciarono la proposta di Decreto “Salva Taranto” con precise indicazioni degli interventi e proposte tecniche per affrontare l’emergenza sanitaria e ambientale».
I co-portavoce
Eliana Baldo
Mino Briganti
Ass. Verdi città di Taranto