«E’ il momento giusto per restituire ai tarantini un pezzo di vita con un’opera straordinaria che parte sì dalla chiusura, ma che avvia il ricollocamento immediato degli operai e dell’indotto in una straordinaria opera di bonifica»
«Taranto oggi si sveglia con un cielo uggioso, questa volta non solo per l'inquinamento che lo avvolge perennemente, ma per un futuro incerto. Di solito si dice 'io ve l'avevo detto', ma non voglio soffermarmi sui miei presentimenti rispetto ad Arcelor Mittal, piuttosto vorrei cercare di comprendere come uno Stato si possa “far fregare” da una azienda che in altri stati ha già mietuto migliaia di posti di lavoro. Oggi 4700 operai sono per Mittal un costo che non può sostenere e quindi vanno mandati a casa a spese dello Stato, nello stesso tempo l'impianto di Taranto cade a pezzi e la produzione è viziata (secondo le ipotesi della Guardia di Finanza) da un giro particolare delle merci in entrata ed in uscita. Quindi riassumendo Mittal cosa sta rispettando di quel contratto tanto osannato qualche mese fa? A giudicare dagli eventi, niente! Eppure invece di mandarli a casa con un bel calcio in culo si continua a trattare e ad elemosinare, si continua a non guardare al danno fatto all'azienda, alla città e all'indotto, senza far sentire il braccio forte dello Stato. Tradotto in parole povere con Mittal si sta giocando ad un braccio di ferro finto sulla pelle dei lavoratori e dei cittadini. Purtroppo in questo braccio di ferro lo Stato appare come un bambino dinanzi alla stretta ciclopica di un campione di pesi massimi; il risultato non solo è scontato, ma anche prevedibile e in qualche modo doloso da entrambe le parti. Quindi su Taranto si può aggiungere ben poco rispetto ad un storia già scritta e più volte denunciata invano. Informazioni che tutti hanno e che tutti hanno fatto finta di non conoscere.
Le nuvole si addensano sempre di più e forse è proprio ora il momento giusto per prendere una decisione forte e coraggiosa. Quando si arriva a raschiare il fondo del barile è il momento di capovolgerlo quel barile, trasformando l’ex Ilva nel progetto di riqualificazione più importante d'Europa. Lo Stato ha già speso fior di quattrini a fronte di un’azienda da troppo tempo moribonda e per questo che ora è il momento giusto per restituire ai tarantini un pezzo di vita con un’opera straordinaria che parte sì dalla chiusura, ma che avvia il ricollocamento immediato degli operai e dell’indotto in una straordinaria opera di bonifica, tanto 4700 operai che andranno in cassa integrazione già peseranno sulle casse dello Stato. Senza dubbio ci saranno mille difficoltà e incertezze, ma quali certezze può garantire ora quel che resta del colosso Ilva? Una sola: altre morti!».
Pinuccio