L’analisi diffusa in occasione della visita del Ministro delle Infrastrutture e Trasporti
Riportare l’agricoltura e l’agroalimentare al centro delle politiche economiche e di sviluppo della provincia di Taranto, anche attraverso il potenziamento del porto di Taranto. E’ quanto chiede la Coldiretti jonica, in occasione della visita del Ministro delle Infrastrutture e Trasporti Paola De Micheli allo scalo portuale di Taranto. Le esportazioni di prodotti agroalimentari della provincia di Taranto pagano a caro prezzo il gap della logistica, denuncia Coldiretti, che scontano il peso della burocrazia, di prezzi decisamente più alti, di reti che non funzionano.
“Sono necessari e urgenti investimenti mirati a potenziare i trasporti delle produzioni agroalimentari, sfruttando la base logistica di straordinaria valenza qual è il porto di Taranto. Per questo vanno promosse e sostenute le movimentazioni di prodotti agroalimentari dal Porto di Taranto, che va irrobustito e reso competitivo e logisticamente strumentale alle esigenze delle aziende agricole se dotato di strutture condizionate di stoccaggio dei prodotti ortofrutticoli”, denuncia Alfonso Cavallo, presidente di Coldiretti Taranto.
Nel 2018 le merci movimentate nel porto di Taranto – segnala Coldiretti - sono state pari a 4.951.895 tonnellate con una flessione del 13,3% rispetto all’anno precedente, quando la movimentazione era stata pari a 5.711.268 di tonnellate. “L’infrastruttura logistica ha perso 759.373 tonnellate, una performance negativa che l’agroalimentare jonico e soprattutto il segmento ortofrutticolo non può permettersi”, dice il presidente Cavallo dati alla mano.
Nella classifica italiana delle province che esportano prodotti agroalimentari – segnala Coldiretti - la provincia di Taranto si posiziona solo al 69esimo posto, pur segnando un aumento del 2,6% delle esportazioni, passate da 104 milioni di euro a 107 milioni di euro di valore di prodotti esportati nel 2018 rispetto all’anno precedente.
“Se l’Italia non investe nelle vie di trasporto, l’ortofrutta spagnola continuerà ad arrivare, arrecando danno alle produzioni ortofrutticole tarantine. Un chilo di agrumi di Palagiano per arrivare a Bruxelles devono percorrere chilometri e da Murcia a sud della Spagna a Bruxelles 2000 Km. Dalla Puglia il viaggio dura 48 ore, da Murcia solo 36 ore”, insiste il presidente Cavallo.
Negli anni fra il 2013 e il 2019, per le note vicende che hanno interessato l’ILVA, è stato perso PIL (Prodotto Interno Lordo) per 23 miliardi di euro, l'equivalente cumulato di 1,35 punti percentuali di ricchezza italiana, secondo l'aggiornamento dell'analisi econometrica compiuta dalla Svimez per Il Sole 24 Ore, “una perdita gravissima per il Paese Italia che non è stata minimamente compensata dagli altri settori economici, lasciati al palo per decenni, anzi soccombenti a causa di presunti e mai chiariti riflessi ambientali, ma Taranto non è solo ILVA”, precisa con forza il presidente Cavallo.
Il settore ortofrutticolo, oltre agli scambi storici e consolidati verso la Germania, deve essere aiutato ad imporsi in Francia, Polonia, Regno Unito e Svizzera, oltre a Benelux, Scandinavia, Spagna, Albania, Grecia, oltre ai Paesi extra Ue. La specializzazione strutturale dell’orticoltura della provincia di Taranto, legata alla spiccata vocazione pedoclimatica, flessibilità e tradizione imprenditoriale, conclude Coldiretti Taranto, consente di proporre una amplissima gamma di prodotti e si manifesta anche in termini di performance produttive che vanno promosse sui mercati italiani e mondiali.