«Assurda discriminazione. Intervenga Ministro Patuanelli»
Anche a Pasqua non ci saranno le uova, colombe e specialità di pasticceria artigiana sulle nostre tavole nei prossimi giorni. Ne vieta la vendita un’interpretazione governativa del Dpcm 11 marzo 2020 in materia di contenimento dell’emergenza Covid-19 in base alla quale le imprese artigiane di pasticceria, obbligate alla chiusura al pubblico, non possono vendere i loro prodotti nemmeno attraverso la modalità di asporto che è giustamente consentita invece ad altre attività, come ad esempio il pane per i panifici» si legge in una nota di Confartigianato Taranto. «Le pasticcerie artigiane possono invece vendere solo attraverso la consegna a domicilio, opportunamente organizzata, con inevitabile aggiunta costi. Davvero un provvedimento illogico ed inspiegabile.
Nei giorni scorsi, come Confartigianato Taranto, abbiamo raccolto il giusto disappunto di tante pasticcerie artigianali del territorio, costrette a chiudere i battenti al pubblico, mentre è stata invece consentita ai negozi al dettaglio la vendita di prodotti analoghi, in prevalenza industriali».
Secondo Confartigianato, «lo stop alla produzione e vendita delle pasticcerie rappresenta una assurda discriminazione rispetto ai negozi e alla grande distribuzione ai quali è invece permessa la commercializzazione di prodotti dolciari; cioè le zeppole, i pasticcini, le torte, le uova di cioccolato e le colombe pasquale le si possono comprare entrando nei supermercati, ma non in pasticceria, fermo restando che ai panifici è consentita la sola produzione ristretta di prodotti dolci da forno.
La chiusura delle pasticcerie durante le feste pasquali determinerà un pesante danno economico e peserà molto sulla competitività del sistema delle micro e piccole imprese, che realizzano un prodotto di pasticceria artigianale di elevata qualità».
In Puglia, Confartigianato ha stimato che «alle 1276 imprese di pasticceria e gelateria, circa il 73% delle quali artigiane, con 4.307 addetti, la chiusura ad aprile provocherà perdite per 32 milioni di euro, tra mancato fatturato e perdite legate ad deperimento delle materie prime acquistate precedentemente alla sospensione forzata. Nella provincia di Taranto sono una quarantina le attività dei nostri Maestri Pasticceri.
Come Confartigianato Taranto abbiamo da subito sollecitato l’intervento della nostra Confederazione nazionale, che si è rivolta al Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli, sollecitando un intervento tempestivo che faccia chiarezza nelle interpretazioni governative, stabilisca omogeneità di applicazione delle norme in tutto il territorio ed eviti incomprensibili disparità di trattamento tra attività con Codici Ateco diversi ma produzioni simili».