Grazie anche alla convinzione della direttrice del carcere di Taranto, la Fondazione Banco Alimentare ha potuto avviare con il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria una collaborazione allo scopo di attivare una raccolta di generi alimentari
La paura, la drammatica sorpresa di trovarsi improvvisamente davanti a qualcosa di inimmaginabile. E poi la voglia di non fermarsi, di guardarsi attorno e capire che dentro questa tragedia può scattare una grande capacità di essere solidali e abbracciare chi ha più bisogno. Tutto questo accade anche nelle carceri del nostro Paese, tra coloro, come scrivono, che fanno parte “dell’ultima classe sociale”. Una lettera scritta a mano dal carcere di Bollate, racconta con semplicità tutto quello che è accaduto.
“Il progetto è iniziato-scrivono i detenuti- quando abbiamo realmente realizzato la gravità di questo virus letale e ad essere sinceri, ci siamo molto spaventati, ma allo stesso tempo ci siamo chiesti come poter aiutare. Ci siamo rapidamente attivati per una raccolta fondi da donare alla Protezione Civile, alla quale hanno partecipato la stragrande maggioranza di questo Istituto”. “Subito dopo “ci siamo organizzati per poter effettuare una Colletta Alimentare, per poter far arrivare rapidamente quanto raccolto, nelle case dei più bisognosi”:
La solidarietà abita nelle carceri italiane. È storia antica che, in queste settimane di emergenza, si è arricchita di un nuovo capitolo. Anche a Taranto i detenuti si erano mossi chiedendo alla direttrice la possibilità di poter venire incontro a chi sta pagando il prezzo più alto: migliaia e migliaia di famiglie rimaste senza nulla. Singole iniziative di detenuti sono diventate qualcosa di molto più grande .Grazie anche alla convinzione della direttrice del carcere di Taranto, la Fondazione Banco Alimentare ha potuto avviare con il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, per la prima volta su tutto il territorio, una collaborazione allo scopo di attivare una raccolta di generi alimentari che coinvolga tutti gli istituti penitenziari. Ogni istituto è stato invitato a promuovere una colletta alimentare mediante il sistema del “sopravvitto”, grazie al quale i detenuti possono destinare una parte della loro spesa settimanale. Un’iniziativa che è stata estesa anche a tutto il personale penitenziario.
Tutto questo è davvero stupefacente soprattutto perché non nasce da strategie studiate a tavolino, ma dalla storia di tante Giornate Nazionali della Colletta Alimentare che il Banco Alimentare organizza ormai da 23 anni. L’educazione a questo gesto ha spinto in modo assolutamente imprevisto e imprevedibile i detenuti di alcune carceri, da Taranto a Milano Bollate, a promuovere spontaneamente collette per sostenere chi, “fuori” si ritrova nel bisogno a causa dell’emergenza sanitaria. “Queste iniziative- commenta Giovanni Bruno presidente della Fondazione Banco Alimentare- ci hanno stupito e riempito di gratitudine e sollecitato a porre alle competenti autorità la domanda di poter in qualche modo favorire e diffondere la possibilità di favorire e diffondere ovunque queste iniziative”.
“È per noi un dovere -aggiunge Bruno - diffondere e comunicare a tutti il bene che scorre nelle arterie della nostra società e che ha reso ancora più evidente quanto scrivevamo al termine della Colletta Alimentare: si può vivere un gesto di solidarietà in qualunque condizione ci si trovi, non c’è situazione che possa mortificare il desiderio di bene”.
L’immediata risposta delle autorità ha reso ancora più evidente che occorre farci tutti veicolo del bene e del desiderio di bene che comunque alberga nel cuore di ognuno, testimonianza particolarmente preziosa in questi momenti difficili.
“A tutti-conclude Bruno - il nostro grazie convinto e avvertiamo forte il richiamo ad una responsabilità resa ancora più necessaria dalle caratteristiche straordinarie dei tempi che stiamo vivendo”.