La famiglia denuncia il caso. Indagati 10 medici
Si ricovera per uno stent arterioso e tre mesi dopo finisce di nuovo in sala operatoria, subendo lesioni al cuore e l’amputazione di una gamba. Ora sarà la Procura a far luce sul presunto caso di malasanità denunciato dai familiari di un
48enne di Sava, che si sono affidati all’avvocato Fabio Falco. Sono 10 i medici indagati, 5 in servizio alla clinica Villa Verde e 5 all’ospedale Santissima Annunziata, accusati di cooperazione in lesioni colpose.
Ieri il pubblico ministero Marzia Castiglia ha affidato le indagini tecniche al medico legale Liliana Innamorato che sarà affiancata dal cardiologo Alfredo Marchese. I due dovranno accertare se il comportamento delle diverse equipe mediche che hanno operato il paziente è stato corretto o se ci sono responsabilità nelle gravi lesioni riportate dal paziente. I medici indagati hanno affidato a un pool di professionisti, medici esperti in anestesia e rianimazione, chirurghi vascolari, anatomopatologi e medici dell’istituto di emodinamica del Vito Fazzi di Lecce, l’incarico di seguire le operazioni peritali a
partire da domani.
Il paziente fu sottoposto a un primo intervento di angioplastica a maggio scorso. Aveva avvertito una prima avvisaglia dei suoi problemi cardiaci e gli era stato inserito uno stent, cioé un tubicino metallico che impedisce l’ostruzione delle arterie. Dopo due mesi, però, più precisamente il 21 luglio, l’uomo è stato di nuovo sottoposto a intervento chirurgico per un nuovo stent. Stavolta, secondo quanto denunciato dall’avvocato Falco, qualcosa non è andata bene. Il sondino inserito avrebbe bucato l’arteria e provocato una lesione anche al cuore. L’uomo ha così dovuto subìre un intervento d’urgenza, durante il quale ha avuto tre arresti cardiaci. Sei giorni dopo si è verificata un’ischemia alla gamba sinistra. Il paziente è stato sottoposto a nuovo intervento di rivascolarizzazione ma anche in questo caso sono sorti problemi che hanno richiesto il trasferimento al SS.
Annunziata e l’intervento di un’altra equipe chirurgica che, verificate le gravissime condizioni dell’arto, ha dovuto amputarlo.
Attualmente l’uomo è ancora ricoverato in terapia intensiva. Nei prossimi 90 giorni i consulenti dovranno chiarire se il travagliato quadro clinico del 48enne è frutto di un tragico destino, oppure se ci sono responsabilità nell’operato dei medici.