«Il mercato della cozza greca ha già creato seri danni all’economia della cozza tarantina»
«Qualche giorno fa i militari della Guardia costiera di Taranto, insieme alla Polizia di Stato, coadiuvati dal personale del Servizio Veterinario della Asl locale, sequestrano ben due tonnellate di cozze per frode in commercio in un centro di spedizione della città. Le etichette dell’intero quantitativo, 102 tagliandi, erano completamente contraffatte: si riportava la dicitura “allevato in Italia”, quando questi mitili provenivano dalla Grecia, la data di confezionamento posta era quella del giorno successivo, appunto, al confezionamento; la matricola del lotto era completamente inventata e non consentiva ai veterinari la tracciabilità del prodotto. Queste cozze, che stavano partendo da Taranto, erano destinate ad un’azienda di commercio al dettaglio di Acireale, nella provincia catanese dell’isola siciliana.
Per il mercato ittico di Taranto è ordinaria amministrazione, ma per chi amministra la città è ordinario disinteresse. Il mercato della cozza greca ha già creato seri danni all’economia della cozza tarantina. Mentre questo mercato illecito di mitili provenienti dall’estero copre il 90% del fatturato nel commercio delle cozze a Taranto, c’è da considerare un altro dato molto più preoccupante: il secondo seno del Mar Piccolo è ancora pieno di cozza tarantina e quel che rimane è a rischio. Ad oggi è stato consumato solo il 30% del prodotto mitilo autoctono. I mitilicoltori che allevano la cozza tarantina hanno serie difficoltà a venderla, cioè a proporla ai centri di spedizione, che sono completamente saturi con la cozza greca.
Il risultato? Oltre a non essere venduta, nei prossimi giorni si rischia di perdere tutto il prodotto allevato che è ancora nel mare. Il motivo è ben noto. Con le temperature elevate nel mese di agosto inoltrato i mitili muoiono perché la temperatura dell’acqua del mare è troppo elevata. Ancora una volta a pagarne le spese saranno stai i mitilicoltori che con dignità e onestà continuano ad allevare la cozza tarantina, un prodotto che richiede esperienza, professionalità e dedizione al contrario della filiera della cozza greca che richiede un minor investimento in termini di tempo e danaro: si acquista nei canali illeciti, si trasforma in centri abusivi, cioè che non hanno autorizzazione alla trasformazione del prodotto con manodopera in nero, e si spedisce con etichette false ad opera di centri di spedizione autorizzati che pur di risparmiare nei costi della filiera mettono a rischio la salute dell’intera popolazione italiana compiendo frode alimentare e commerciale».
Luciano Manna