Lo scavo, condotto in regime di concessione del Ministero dei Beni e della Attività Culturali e del Turismo - Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Brindisi Lecce e Taranto, vede coinvolte le Università pugliesi del Salento, di Foggia (con i professori Maria Turchiano e Danilo Leone) e di Bari
Proseguono le ricerche archeologiche subacquee nell’insenatura di Torre Santa Sabina - Baia dei Camerini (Comune di Carovigno, Brindisi), in corso fino al 30 settembre. Lo scavo, condotto in regime di concessione del Ministero dei Beni e della Attività Culturali e del Turismo - Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Brindisi Lecce e Taranto, vede coinvolte le Università pugliesi del Salento (con la professoressa Rita Auriemma, direttrice delle ricerche), di Foggia (con i professori Maria Turchiano e Danilo Leone) e di Bari (con il professor Giuliano Volpe). Si tratta della prima collaborazione sistematica delle tre università in questo settore, sviluppata grazie al progetto Interreg Italia-Croatia UnderwaterMuse che vede coinvolti anche il Dipartimento Turismo Economia della Cultura e Valorizzazione del Territorio della Regione Puglia, l’Ente Regionale per il Patrimonio Culturale della Regione Autonoma del Friuli Venezia Giulia (lead partner), l’Università Ca’ Foscari di Venezia, la Public Institution for Coordination and Development of Split - Dalmatia County RERA S.D. e il Comune di Kastela (Croazia).
Spiega la professoressa Auriemma, docente di Archeologia subacquea a UniSalento e direttrice delle ricerche: «Le indagini in corso si sono concentrate in tre punti della baia, che consentono di ricostruire la lunga storia di questo importante approdo: il relitto della nave romana della fine del terzo - inizi del quarto secolo dopo Cristo, i resti di una galea veneziana (la Galea Magna che dai documenti risulta essere affondata nelle acque di Carovigno alla fine del XVI secolo), la sequenza di strati esito della sovrapposizione di carichi di navi naufragate contro le terribili scogliere di questa “baia trappola” tra l’età greca arcaica e l’età romana tardoantica. Le indagini, svolte con il supporto tecnico dell’associazione onlus ASSO – Archeologia Subacquea Speleologia Organizzazione di Roma, della ditta Colucci e di storici collaboratori come Fernando Zongolo, prevedono anche sia prospezioni geofisiche subacquee sia rilevamenti e modellazione 3D con voli da drone, laser scanner e altre tecniche innovative, grazie al Dipartimento di Architettura e Design del Politecnico di Torino. Insomma un progetto multidisciplinare e globale di indagini archeologiche, finalizzate anche alla valorizzazione del patrimonio culturale costiero e subacqueo».