Per il processo “Ambiente Svenduto”, l’accusa è quella di “disastro ambientale”. I fatti contestati partono dal 1995 per arrivare al 2012
(AGI) - «La diossina Ilva aveva contaminato suoli agricoli e pascoli».
E’ un passaggio dell’intervento del pm di Taranto, Mariano Buccoliero, nel quinto giorno della requisitoria in Corte d’Assise per il processo “Ambiente Svenduto” relativo al disastro ambientale dell’ex Ilva.
«Da dove veniva la diossina in quelle quantità impressionanti che ha determinato l’abbattimento di migliaia di capi che nel mondo, come quello avvenuto a Taranto, non c’è mai stato?», è stato l’interrogativo del pm Mariano al processo con 47 imputati. Alla domanda, la risposta del pm, che scava nelle diverse perizie e consulenze depositate, la prima delle quali consegnate alla Procura di Taranto è del 2009, è che “la diossina degli elettrofiltri” del siderurgico di Taranto “la ritrova all’esterno in ogni matrice analizzata”.
Emerge, ha detto il pm, un quadro che vede «campioni che superavano di molto la soglia di contaminazione per i terreni ad uso industriale. La tossicità attribuita al PCB - ha detto il pm a proposito di un altro grave inquinante - era significativa, l’origine di diossine e furani era ricollegabile all’agglomerato 2. La diossina Ilva aveva contaminato suoli agricoli e pascoli».
Si sono poi fatti, nelle consulenze di parte, paragoni tra Ilva e inceneritori a proposito delle diossine, ma non è per niente la stessa cosa, secondo l’accusa. È come paragonare, dice il pm, «gli oceani con le pozzanghere».