«Tra le pieghe delle carte del processo in corso c’è tanto altro, e lo sappiamo solo noi che viviamo qui. Ci sono i progetti di vita, ci sta il senso di sicurezza, c’è il coraggio, non più la paura»
«Mia figlia sta ricominciando a sperare di poter continuare a vivere nella sua città.
Perché tra le pieghe delle carte del processo in corso c’è tanto altro, e lo sappiamo solo noi che viviamo qui. Ci sono i progetti di vita, ci sta il senso di sicurezza, c’è il coraggio, non più la paura. Ci sono loro, i nostri ragazzi che lavorano lontano, che sono visceralmente attaccati a Taranto, e tutti vorrebbero tornare. Ci sono le mamme e i papà che la domenica rivedono i loro figli al cimitero, quelli che hanno giurato davanti alle loro foto che lotteranno finché non avranno giustizia.
E poi ci sono i genitori che hanno scelto di curare il proprio figlio in un'altra città e non sono più tornati, perché hanno paura, sono quelli che in silenzio hanno deciso di rifarsi una vita dove la vita del loro figlio, vale quanto quella dei figli degli altri.
Perché qui i nostri figli sono stati e sono ancora solo il "danno collaterale". E anche noi. I nostri tumori? Una minchiata, diceva Fabio Riva. Pensate, una minchiata!
Noi stiamo aspettando che sia fatta giustizia, se è vero che la giustizia è uguale per tutti.
Mia figlia aspetta con me, con noi, di vedere la fine di una brutta storia italiana, di cominciare a vivere, perché finora non l'abbiamo fatto, chi viaggia lo sa che è così.
Io vorrei vedere sorridere la gente per strada, perché ora siamo troppo tristi, schiacciati dalla paura e dai problemi. Vorrei vedere i mitilicoltori, i pescatori, gli allevatori, gli agricoltori, gli artigiani, riprendersi il nostro mare, e la nostra terra, il cielo di questa terra meravigliosa. E vorrei stupirmi nel vedere gli alberghi pieni di turisti fiduciosi, accolti dalla nostra affabilità, coinvolti in un vortice di sapori, tradizione e storia, e dal profumo del mare. Accoglierli senza nascondere il minerale sotto i tappeti.
Perché noi siamo brava gente e non possiamo mentire.
Si, si è accesa una speranza e, proprio come una fiammella che pian piano si stava spegnendo, ora ha ripreso ossigeno».
Cinzia Zaninelli
Associazione Genitori tarantini