La protesta di parrucchieri ed estetiste contro la chiusura forzata: si agevola chi opera senza misure anti Covid e senza pagare le tasse
Sono arrabbiati per una nuova chiusura che si trasforma in un danno enorme per la categoria. Un danno che, per quel che riguarda la provincia di Taranto, coinvolge circa 1.300 imprese tra parrucchieri, estetiste e tatuatori, che danno lavoro a 3.600 persone.
«Parlo a nome delle tantissime imprese di acconciatura ed estetica – dichiara il segretario di Confartigianato Fabio Paolillo - che in questi giorni ci stanno contattando per lamentare il disappunto sulle ragioni di questa improvvisa decisione di chiusura delle attività, del tutto ingiustificata nei confronti di imprese che, in questi mesi, hanno applicato con la massima diligenza le linee guida dettate dalle autorità sanitarie e dal Governo. Imprese che hanno intensificato le già rigide misure previste dal settore sul piano igienico-sanitario, e si sono riorganizzate per garantire la massima tutela della salute degli imprenditori, dei loro collaboratori e dei clienti, e solo per questo meriterebbero di essere citate una ad una. E, come se non bastasse, la rabbia si acuisce per l’effetto provocato dalle serrande abbassate, ossia quel lavoro nero che dilaga ovunque, soprattutto sui social network e su whatsapp, creando una rete parallela senza alcun rispetto per la categoria, la legge e la salute, agevolata anche dal fatto che il provvedimento arrivato all’improvviso non ha consentito agli operatori di pianificare le agende, non consentendo, quindi, ai clienti di servirsi dei propri parrucchieri ed estetiste prima della lunga chiusura. Sarebbe stato quindi opportuno avvisare per tempo la categoria sull’imminente lockdown, in una regione, la Puglia, che è passata nel giro di 48 ore (domenica compresa) da gialla a rossa.
Basta fare una veloce ricerca sul web per rendersi conto di come l’abusivismo ha già eluso il fermo imposto dalle regole sanitarie, con proposte di servizi a domicilio in barba a chi rispetta le regole e tiene chiuso. E’ assurdo e, per la verità, ci siamo anche stancati di urlare al vento. I controlli non ci sono. La categoria merita rispetto ed attenzione ora, anche per tutto l’impegno che gli imprenditori hanno profuso per garantire la sicurezza all’interno dei locali, luoghi per definizione dediti alla cura igienica. E’ una categoria da sempre attenta alla salute, nei saloni di parrucchiere e nei centri estetici tutto è tracciato, devono essere per forza posti belli, accoglienti, puliti, sicuri altrimenti la clientela non entra a cercare bellezza in un ambiente brutto e malsano. Allora chiediamo ancora una volta alle autorità competenti, al Prefetto, ai sindaci dei nostri comuni, di sollecitare e disporre l’intervento di chi deve vigilare, perché se vengono chiuse per legge le attività regolari, è inaccettabile la contestuale presenza di un fruttuoso e pericoloso mercato irregolare così facilmente a portata di mouse e smartphone. Siamo ormai al colmo, molti operatori in sofferenza, delusi, stanno pensando di chiudere l’impresa per proseguire in nero, diversi lo avranno già fatto, una grave sconfitta per tutti, in primis per lo Stato, ma le spese e le tasse sono tante ed il lavoro viene sempre più drenato dalla concorrenza sleale degli abusivi.
Senza considerare che, a fronte di ulteriori misure restrittive, gli imprenditori non possono attualmente contare su alcuna certezza per quanto riguarda gli interventi di ristoro.
Tra le prime iniziative promosse dalla categoria di Confartigianato – afferma Paolillo - abbiamo il lancio della campagna “Qui dentro sareste stati più sicuri! – No agli abusivi!”, invitando tutte le attività del settore Benessere ad affiggere in vetrina, in maniera visibile, una apposita locandina che stiamo inviando a tutte le imprese associate.
“Un messaggio che vogliamo far arrivare ai clienti, a tutti i cittadini e in generale all’opinione pubblica – conclude Paolillo – che contiene anche una spiegazione: ‘Se inviti a casa tua un operatore di acconciatura od estetica abusivo, oppure se vai a casa sua, non hai alcuna certezza sul suo stato di salute e sull’applicazione dei protocolli e delle precauzioni di prevenzione anti-Covid’. Per questo lo ripetiamo: nei nostri saloni e centri i clienti sarebbero stati decisamente più sicuri».