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24/03/2010 07:00:20 - Sava - Cultura

Le discriminazioni e le sofferenze nel travagliato passaggio da Marco a Luana ha colpito gli studenti del laboratorio di giornalismo

 
Il nome scelto per lei dai genitori era Marco. Il suo è sempre stato, sino a qualche anno fa, un corpo maschile. Ma all’interno di quel corpo, ha vissuto, sin da adolescente, Luana. La metamorfosi, da Marco a Luana, è stata sofferta e travagliata. Il processo di maturazione di una scelta radicale, in una realtà spesso bigotta e preconcetta, è però giunto sino al termine. E Marco, pur essendo consapevole delle difficoltà a cui andava incontro, ha voluto seguire, sino in fondo, questa sua esigenza di essere donna.
Una storia non facile quella di Luana Ricci, una trans di Lecce che è stata ospite, qualche giorno fa, dell’istituto “Del Prete” di Sava, nell’ambito del laboratorio di giornalismo, promosso grazie ad un progetto PON.
Gli studenti dell’istituto savese, guidati dalla docente referente Rosa Soloperto, hanno avuto modo di conoscere la signora Luana. Già, perché Marco non c’è più. E’ solo uno sbiadito ricordo. Forse c’è ancora una traccia all’anagrafe, ma presto sparirà anche quella, quando, ovvero, Luana sarà in grado di sottoporsi all’intervento finale per essere in tutto e per tutto donna.
Un incontro che è servito, anche, a vincere ed eliminare gli stereotipi che i media propongono. Essere una trans (e non un trans, come ha spiegato Luana), non equivale, per forza, ad essere una donna senz’anima che vende il proprio corpo. Luana, al contrario, raccontando agli studenti del “Del Prete” le tappe più importanti della sua tormentata prima parte di vita, ha offerto ai ragazzi una lezione di vita sulla quale meditare. Utile a vincere tanti pregiudizi.
«Sin da quando ero bambina» ha raccontato Luana, che vediamo nella foto insieme agli studenti che frequentano il laboratorio di giornalismo, «sentivo la difficoltà di vivere in un corpo maschile. Ma pensavo che, col tempo, avrei vinto questa difficoltà e mi sarei abituata. Con gli amici, quindi, cercavo di apparire per quella che non ero: mascheravo il mio stato e cercavo di fingere, rifugiandomi nella goliardia».
Per troppo tempo Luana ha represso questo suo desiderio. Ha nascosto questa sua doppia vita (uomo di giorno e donna non appena poteva, lontano da occhi indiscreti), sino a giungere a sposarsi. Sono nati anche due figli. Ma poi, dopo la morte del padre, Luana ha deciso che non serviva nascondersi o fuggire dalla sua aspirazione. Ha avviato il percorso verso la metamorfosi, che le è costato umiliazioni e discriminazioni.
«Sono stata cacciata dalla cattedrale di Lecce, nella quale, da anni, ero organista e dirigevo il coro: sol perché avevano scoperto queste mie tendenze» racconta Luana. «Ho fatto causa e mi hanno dovuto risarcire. Mi hanno negato il lavoro, sia sindaci di comuni del leccese, sia scuole».
Pregiudizi fatali, che Luana sta coraggiosamente combattendo. Cercando di far prevalere la sua maturità, la sua intelligenza e la sua professionalità. Pianista di ottimo livello (si è anche esibita alla Notte della Taranta), Luana è ora vera. Più forte di ogni discriminazione.
 










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