Pianta spontanea perenne tuberosa, è abbondantemente presente nei nostri terreni e lungo le strade di campagna. Se ne parla nel volume ‘Fave e favelle, Le piante della Puglia peninsulare nelle voci dialettali in uso e di tradizione’ di Domenico Nardone, Nunzia Maria Ditonno, Santina Lamusta
‘A’ come Asfodelo. Gli esperti botanici lo chiamano ‘Asphodelus microcarpus’, gli appassionati di erbe spontanee ‘asfodelo mediterraneo’, per tutti i manduriani è ‘lu laùzzu’: il nome dialettale deriva dal latino ‘albus’= bianco, ed è una deformazione di ‘albuciù(m)’, attraverso metatesi al->la- [*labùciu(m)], sincope di -b- [*laùciu(m)] e passaggio -ci->zz [*laùzzu].
Conosciuto e apprezzato fin dall’antichità, dell’asfodelo (foto accanto e in basso, ndr) ci parla Esiodo e anche Pitagora, il quale riporta una ricca pietanza preparata con semi di papavero e di sesamo, corteccia di scilla, fiori di asfodelo e foglie di malva, farina, orzo e ceci, triturati e ricoperti di miele.
Pianta spontanea perenne tuberosa, è abbondantemente presente nei nostri terreni e lungo le strade di campagna; si nota specialmente nei terreni incolti che hanno subito un incendio, perché i tuberi sono resistenti al fuoco. Il suo nome infatti deriva dal greco ‘a’ (non), ‘spodos’ (cenere) ed ‘elos’ (valle) cioè ‘la valle di ciò che non è diventato cenere’. Proprio questa resistenza al calore del fuoco ha portato molti popoli dell’antichità ad associare l’asfodelo al regno dei morti: nella mitologia greca una distesa di asfodeli in fiore si trovava nella prima zona del Tartaro, accogliendo le anime di coloro che in vita non erano stati né empi né eroi; l’asfodelo compare anche nella tradizione cristiana (conosciuto come ‘bastone di San Giuseppe’) in un racconto dei vangeli apocrifi come segno divino dell’uomo che Maria avrebbe sposato, cioè colui il cui bastone sarebbe fiorito: San Giuseppe portava con sé proprio un bastone di asfodelo (foto in alto, ndr) che, naturalmente, si riempì di fiori.
Nei nostri terreni ‘lu laùzzu’ è facilmente riconoscibile: fiorisce da marzo a maggio, ha fiori con tepali bianchi e linea rossa centrale, il fusto alto (che si erige da un ciuffo di foglie nastriformi), resistente e ramoso nella parte superiore.
Proprio questa caratteristica è stata sfruttata in passato a fini ‘contabili’: il fusto infatti veniva intaccato per ‘segnare’ i contratti di affidamento delle greggi tra proprietari e pastori. In particolare, esso veniva «intaccato da un verso e dall’altro, e poi spaccato a metà per essere due copie leggibili solo se ricongiunte; si incidevano le centinaia con le linee continue, le decine con le ics, le cinquine con le oblique e con le aste le unità. Si aveva così memoria scritta del patto».
Altri usi del ‘laùzzu’ ne vedevano le foglie trasformarsi, in mano ai bambini, in bizzarre trombette; il fusto ammollato e tagliato a strisce prendeva forma in fantasiosi cesti intrecciati; gli steli secchi infine, venivano utilizzati per realizzare cannicci.
Pianta estremamente versatile, l’asfodelo presenta un largo utilizzo anche dei tubercoli. Essi, in tempi di carestia, sono entrati nell’uso alimentare; in campo cosmetico hanno proprietà rinfrescanti ed emollienti; essiccati e ridotti in polvere diventano una vera e propria ‘colla’; infine, in passato, dalla fermentazione e successiva distillazione della loro polpa si ricavava un prodotto alcolico (come attestato dalla vendita nel 1859 ad un negoziante di Brindisi).
Un modo di dire diffuso sul territorio vede l’asfodelo fonte di presagio sull’andamento futuro di alcune coltivazioni: ‘lu laùzzu faci la via ti la ménnula all’aulìa’, ‘la fioritura dell’asfodelo fa prevedere l’andamento del raccolto dal mandorlo all’olivo’.
Fin qui la conoscenza e l’utilizzo dell’asfodelo nel mondo dei babbani = coloro che non hanno conoscenze di magia. Recandoci al binario 9 e ¾ e raggiungendo Harry Potter ad Hogwarts, scopriremo nel libro di testo degli studenti di quella ‘specialissima’ scuola una ricetta per una pozione che prevede, fra gli altri ingredienti, 150 fl. oz (in inglese ‘fluid oz’, ‘oncia liquida’) di radice in polvere di asfodelo. A quale scopo? La risposta alla domanda, posta al giovane mago in ‘Harry Potter e La Pietra Filosofale’ durante la prima lezione di ‘Pozioni’ («Cosa ottengo se verso della radice di Asfodelo in polvere in un infuso di Artemisia?») si trova in ‘Harry Potter e Il Principe Mezzosangue’: la preparazione di una potente pozione soporifera, chiamato ‘Distillato della Morte Vivente’ che induce in chi lo beve uno stato di morte apparente.
Per approfondire l’argomento del post si rimanda a ‘Fave e favelle, Le piante della Puglia peninsulare nelle voci dialettali in uso e di tradizione’ di Domenico Nardone, Nunzia Maria Ditonno, Santina Lamusta; la citazione riguardante il contratto dei pastori è tratta da ‘Continente masseria, Alle radici del Sud mediterraneo’ di Rosario Jurlaro, p. 12. Entrambi i testi sono DISPONIBILI IN BIBLIOTECA.
Per le informazioni etimologiche https://www.fondazioneterradotranto.it/2012/09/22/lasfodelo-uluzzu-erba-degli-eroi/.
Per i riferimenti ad Harry Potter https://www.wattpad.com/419209174-tutte-le-pozioni-di-harry-potter-distillato-della.
In foto, da sinistra, asfodelo in fiore (fonte Pinterest); asfodelo secco (contrada Maserinò, Manduria); esemplare di stelo di asfodelo preparato per un ‘contratto’ (in basso, assieme ad altri ‘contratti’ di lentisco al centro, di sambuco in alto, gentilmente forniti dallo studioso Rosario Jurlaro).