Il libro, scritto da Fulvio Filo Schiavoni, è un capitolo di storia locale, ma, anche, uno studio di antropologia storica
Stampata la seconda edizione de “Il cavallo farcinoso – Processo per la morte di un trappetaro nella Manduria di fine ‘800”, un libro scritto da Fulvio Filo Schiavoni nel 2012.
Libro che così l’operatore culturale Gianni Iacovelli presenta.
«Gli atti di un processo ritrovati quasi per caso sono il punto di partenza per una ricerca a tutto campo negli ambiti familiari e sociali di un paese salentino tra ‘800 e ‘900.
Si tratta di una vicenda piuttosto comune, se pure dolorosa. Un giovane operaio di Manduria che lavorava in un frantoio di tipo tradizionale (“trappeto a trazione animale”), moriva dopo una breve malattia (probabilmente morva o farcino), trasmessa da un ronzino ammalato, che muoveva la macina delle olive. L’animale, pur affetto da malattia contagiosa, era stato messo a lavorare fianco a fianco dei trappetari per avventatezza, per difetto di valutazione o calcolo del padrone del frantoio, proprietario tra i più ricchi del paese (due masserie, case e terreni).
Filo Schiavoni si muove in questa storia come in una indagine poliziesca, ricostruendo con cura maniacale i luoghi del misfatto. Descrive un antico frantoio semipogeo, così come si presentava a quei tempi: tempi difficili, di transizione tra il vecchio e il nuovo, tra un passato di miserie, di privazioni e d’ignoranza, che era ancora presente, e un futuro certamente migliore, che doveva ancora venire…
… Tutto si svolge con un ritmo incalzante. La scrittura di Fulvio è semplice e piana, di grande efficacia narrativa.
Mi è sembrato di leggere un giallo, uno di quei gialli all’italiana di Lucarelli, De Cataldo o Annamaria Fassio…
Che cos’è in effetti questo libro?
E’ un capitolo di “storia locale”, rivisitato attraverso i documenti e le testimonianze? E’ uno studio di antropologia storica, uno spaccato umano e sociale di un’epoca e di un ambiente? O è, come s’è prima accennato, una sorta di giallo all’italiana, ambientato in un paese della Puglia interna, in un tempo di grandi cambiamenti? Secondo me, è tutte queste cose insieme.
Un racconto avvincente di un fatto in qualche modo straordinario, vissuto da gente comune, in un luogo altrettanto comune, in cui si volgono – in maniera altrettanto comune – intrecci di situazioni e comportamenti.
Il cavallo farcinoso è un libro che fa riflettere e meditare, un esercizio che ormai va scomparendo. E quindi merita di essere letto».