sabato 21 settembre 2024


31/10/2021 08:15:30 - Provincia di Taranto - Attualità

Gli studi per la “Tutela degli allevamenti dalle predazioni da parte di carnivori selvatici” finanziati dalla Regione Puglia sono condotti dal dipartimento di Medicina veterinaria dell'Università di Bari e dal Centro studi per l'ecologia e la biodiversità degli Appennini attraverso il nucleo operativo “Project wolf ethology”

L'obiettivo è far integrare tre cuccioli di pastore abruzzese in un gregge affinché, sentendosi parte del gruppo, possano difenderlo dagli attacchi dei lupi, animali aumentati considerevolmente in Puglia negli ultimi anni. I cani sono stati appena donati a un'azienda zootecnica di Martina Franca per il progetto "Tutela degli allevamenti dalle predazioni da parte di carnivori selvatici" finanziato dall'assessorato all'Agricoltura della Regione Puglia.

Gli studi sono condotti dal dipartimento di Medicina veterinaria dell'Università di Bari e dal Centro studi per l'ecologia e la biodiversità degli Appennini (con la direzione scientifica del professor Giampaolo Pennacchioni) attraverso il nucleo operativo "Project wolf ethology" diretto dal dottor Andrea Gallizia. "In questo momento c'è una grande attenzione nei confronti del lupo, animale particolarmente protetto dalla normativa italiana - spiega il professor Antonio Camarda, responsabile del progetto - Ultimamente però la popolazione è aumentata e via via questo animale ha occupato spazi che aveva prima abbandonato: per esempio in Puglia non si vedeva un lupo da tantissimi anni, mentre negli ultimi dieci ha colonizzato gran parte del territorio regionale arrivando fino alla provincia di Lecce".

E questo ha causato disagi ai pastori: il lupo si ciba essenzialmente di cinghiali ma se sulla sua strada incontra animali più facili da predare perché meno capaci di difendersi, come ovini, puledri e vitelli liberi al pascolo, naturalmente preferisce questi ultimi. "Il lupo viene percepito come una minaccia da parte degli allevatori". E allora per aiutarli a mitigare il fenomeno e l'impatto sulla zootecnia, ad aprile è partito il progetto che durerà un anno.

 

Fonte: rete











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