L’intervento del Pd manduriano: «L’inserimento di professionisti occasionali, che non sarebbero integrati all’interno dell’equipe del personale ospedaliero e che non potrebbero assicurare alcuna continuità nella cura dei degenti, è veramente lo strumento con cui si pensa di sostenere la ripresa delle attività del Giannuzzi in epoca post Covid?
Riceviamo, e pubblichiamo, una nota del Pd di Manduria sulla situazione del Giannuzzi. Come si può capire, nonostante le rassicurazioni fornite nel corso del Consiglio monotematico di poche settimane fa, l’ospedale di Manduria continua a subire tagli. Ribadiamo il nostro quesito: a cosa sarà servita quella seduta del consesso elettivo?
«Quando a ottobre 2020 si è dovuto affrontare la prima vera ondata pandemica nel meridione, la ASL Taranto ha fatto ricorso all’ospedale Giannuzzi convertendolo in ospedale full COVID poichè, come ci è stato spiegato, la presenza della Rianimazione consentiva l’apertura di quei 65 posti letto di assistenza COVID assolutamente necessari per l’intera provincia. L’emergenza richiedeva uno sforzo e un sacrificio per il bene di tutti, e il territorio manduriano con le sue strutture sanitarie ha risposto all’appello con autentico spirito solidaristico e di servizio. Inoltre il Giannuzzi è stato anche l’ultimo ospedale della provincia a “chiudere” i reparti COVID, mentre gli altri nosocomi avevano già riguadagnato da tempo il loro originario assetto pre-covid.
Durante il Consiglio comunale monotematico del 21 ottobre scorso si sono ricevute assicurazioni (per altro non soddisfacenti) sulla intenzione della ASL TA di tenere in seria considerazione la qualità del presidio ospedaliero manduriano anche nella fase post Covid, in quanto strategico ai fini della gestione dei bisogni di salute della popolazione del tarantino orientale.
Eppure nei giorni scorsi si viene a conoscenza di una delibera con la quale l’ASL devolve a terzi un elevato numero di turni notturni per i reparti del P.S. e di Ortopedia e Traumatologia: la motivazione è che mancano unità di personale medico, quindi bisogna interpellare il libero mercato. Ci preoccupiamo, però, delle ricadute in termini di qualità dell’assistenza erogata: l’inserimento di professionisti occasionali, che non sarebbero integrati all’interno dell’equipe del personale ospedaliero e che non potrebbero assicurare alcuna continuità nella cura dei degenti, a cui non è certo se sia richiesto lo stesso requisito d’accesso dei medici della sanità pubblica (ossia la specializzazione), è veramente lo strumento con cui si pensa di sostenere la ripresa delle attività del Giannuzzi in epoca post Covid?
Temiamo invece che con questa iniziativa la qualità dell’assistenza nel nosocomio manduriano possa subire un pesante scadimento, determinando un pericolo per la salute dei cittadini ricoverati e un danno di immagine per la struttura e per tutto il territorio. Sappiamo per esperienza che più la qualità di un servizio sanitario si abbassa, meno i pochi medici disponibili desidereranno metterci la loro faccia e la loro professionalità, più i cittadini fuggiranno (se potranno) verso altri ospedali maggiormente valorizzati. Il cerchio si chiude: un ospedale desertificato sia di operatori che di utenti è il primo candidato alla definitiva chiusura.
Non può essere questo il destino del Giannuzzi! Il PD ribadisce, come già in Consiglio comunale, che la competenza e la resilienza maturata in epoca Covid dal nosocomio manduriano sia non un’onta da cui emendarsi ma il patrimonio aggiuntivo per il suo rafforzamento. Il PD chiede che il Giannuzzi debba essere valorizzato con standard di qualità almeno pari a quelli degli altri nosocomi della provincia, dove pure gli organici di personale sanitario non sono completi, ma potrebbero essere ridistribuiti in maniera che le carenze e le eventuali misure straordinarie e transitorie di correzione non gravino tutte in un solo presidio.
- La Rianimazione recentemente potenziata e ammodernata deve essere valorizzata al servizio dei reparti già presenti che devono essere rimpinguati di personale e di strumentazione, anche tecnologica, evoluta.
- La Cardiologia deve ripartire e riavere l’UTIC, altrimenti non si giustifica la permanenza di una tale Struttura Complessa.
- Le specialità chirurgiche devono essere potenziate, consapevoli di un recente passato di sale operatorie teatro di interventi di alta specializzazione.
- L’Oncologia deve essere ulteriormente sviluppata, partendo dall’esperienza dell’ambulatorio di tradizione pluridecennale.
- Bisogna avere riguardo anche per la sanità territoriale, con cui l’ospedale deve lavorare in sinergia. Le articolazioni territoriali del Dipartimento di salute mentale e delle dipendenze patologiche, devono essere difese dalle spinte agli accorpamenti e agli accentramenti.
- Il Distretto socio-sanitario deve essere rimpinguato di ore di specialistica ambulatoriale e al suo interno devono sorgere esperienze di competenze avanzate nel campo infermieristico, per es. un ambulatorio infermieristico per gli accessi venosi centrali, per la medicazione delle lesioni cutanee, per la gestione dei cateteri vescicali e dei drenaggi.
- Il PNRR prevede una linea di investimento stimata in 2 miliardi di euro per l’attivazione di 1.288 Case della Comunità entro la metà del 2026. E’necessario individuarne una nel Comune di Manduria in cui catalizzare le nuove linee di attività appena descritte, connettendole agli altri servizi territoriali, in sinergia con le iniziative del piano di ambito sociale di zona.
- Il PNRR prevede il finanziamento di progetti di telemedicina, in linea con la mission più ampia di transizione digitale. L’ospedale Giannuzzi e i servizi sanitari territoriali manduriani devono essere protagonisti nell’avvio di questi progetti, proponendosi pionieri nell’attuazione di modelli innovativi nella gestione dei bisogni di salute».
Il Partito Democratico di Manduria