«La forza impattante è innegabile, indipendentemente dal giudizio positivo o negativo che si abbia dei parchi eolici»
La prima parte della seduta del consesso elettivo di ieri mattina è stata dedicata al progetto che prevede la creazione di un parco eolico nel territorio di Manduria. Tutti i partiti e i movimenti presenti in Consiglio hanno approvato il documento elaborato da due Commissioni consiliari, attraverso il quale si esprime un parere negativo.
Su questo progetto ecco la posizione del consigliere comunale progressista Domenico Sammarco.
«La valutazione politica e amministrativa cui, in ogni caso, siamo tenuti a riflettere relativamente all’eventuale installazione di 10 ulteriori aerogeneratori sul nostro territorio, muove dalla considerazione legata all'alterazione ambientale visiva e paesistica dovuta sia alle turbine costituenti lo schieramento o parco eolico, sia alle strade e piazzole di manovra, sia alla connessione con la rete elettrica nazionale. L'impatto visivo e paesaggistico è uno degli aspetti più considerati anche nell’analisi giuridica e amministrativa. Non si può infatti prescindere dal fatto che gli aerogeneratori sono strutture che si evidenziano nel paesaggio e vanno a relazionarsi e ad interagire con gli altri elementi territoriali. Quando si parla di impatto ambientale in Italia ci si basa su criteri puramente qualitativi. Il delicato rapporto tra tutela del paesaggio e parchi eolici emerge pienamente nelle previsioni normative. La normata esigenza di una pianificazione programmata e concertata, a doppio livello, è chiaro sentore della complessità teorico ed esecutiva dell’eolico sul territorio. La forza impattante è innegabile, indipendentemente dal giudizio positivo o negativo che si abbia dei parchi eolici.
La valutazione dell’impatto riguarda differenti aspetti:
- la compatibilità con la destinazione d’uso del territorio circostante.
Si ricordi a tal proposito che oltre al posizionamento degli aerogeneratori, la realizzazione di parchi eolici può comportare opere civili quali strade d’accesso, fondazioni, piazzole per il montaggio, scavo e ricopertura linee, opere accessorie sottostazione elettrica, regimentazione idraulica, sistemazione morfologica, opere queste che potrebbero risultare incompatibili, o quanto meno gravare sulla destinazione d’uso del territorio circostante.
A tal proposito, pertanto, un preventivo raccordo tra piani e strumenti di pianificazione territoriale (ad esempio tra piani paesaggistici, piani territoriali di coordinamento provinciale e piani regolatori comunali) prima di una decisione definitiva appare auspicabile.
- impatto visivo e modifica del paesaggio
I metodi di valutazione dell’impatto visivo degli impianti eolici sul paesaggio si rifanno ad un approccio di tipo qualitativo, espresso attraverso un giudizio soggettivo, ci si affidaa gruppi di esperti o attraverso un approccio quantitativo, che misura le caratteristiche del territorio. Si utilizzano altresì sempre più frequentemente dati cartografici, che consentono di valutare le variabili del paesaggio.
- impatto acustico.
Una localizzazione del sito in aree con scarsa densità abitativa consente di mitigare il problema, problema che nel nostro caso di specie sembrerebbe marginale
- disturbi elettromagnetici
Sebbene se ne parli comunemente, allo stato, in Italial'interferenza elettromagnetica causata dagli impianti eoliciè poco studiata.
- interazione con la fauna
Il rapporto tra impianti eolici e avifauna è ritenuto complesso e non facilmente quantificabile.
L’impatto con gli uccelli può avvenire o direttamente, per scontro con le turbinee o indirettamente per perdita dell’habitat in conseguenza della fase di cantiere, con disturbi della nidificazione e cambi di rotte migratorie.Gli effetti negativi potrebbero essere mitigati attraverso degli accorgimenti, quale una volta terminata alla fase di cantiere, ripristinare il sito in condizioni per quanto possibile, analoghe allo stato d’origine, minimizzare le modifiche dell’habitat, adeguarsi, il più possibile alle tipologie esistenti. Mitigazioni che come rilevato dai nostri tecnici sono quasi completamente assenti nel piano che stiamo analizzando.
Riassumendo il delineato quadro, emergono due contrapposti schieramenti. Da un lato, si sostiene la positività dell’energia eolica dettata dal fatto che gli impianti eolici sfruttano una fonte rinnovabile (l’energia del vento) senza utilizzare a combustibili convenzionali e quindi non provocano emissioni di gas dannosi, consentendo l’adempimento degli impegni sanciti con il Protocollo di Kyoto. Di contro, vi è chi sottolinea gli effetti negativi dei parchi eolici, quali: occupazione del territorio, impatto visivo, rumore, effetti elettromagnetici, interferenze elettromagnetiche, effetti su flora e fauna. Non solo. Ulteriore anello del delicato (dis)equilibrio, che gravita intorno all’eolico è il mondo imprenditoriale.
Nel nostro caso l’intersezione potenzialmente negativa fra impatto paesaggistico sulle terre del Primitivo e valore energetico di 10 circaaerogeneratori di media potenza sembrerebbe tendere verso un lato piuttosto che l’altro e, ancora si teme che, come accaduto per alcuni impianti in Europa, si possano verificare fenomeni di turismo eolico da parte di disinvolti investitori che poco sono interessati alla tutela del territorio e al bilanciamento di interessi, necessario e preponderante in questa valutazione. Tale situazione rischia di causare il progressivo impoverimento ed indebolimento del territorio, perché la perdita di suolo agricolo e di agricoltura costituisce una importante criticità, determinando il mancato presidio da parte delle imprese e la significativa diminuzione di produzione agroalimentare distintiva del nostro territorio, con conseguenze negative in termini di sia di sicurezza ambientale e del prodotto, ma anche con effetti indiretti sul turismo a vocazione enogastronomica, che con fatica stiamo cercando di sviluppare a Manduria.
Per chiudere mi rifaccio ad un’importante esortazione, lanciata dal Tar Marche in merito ad un caso simile a quello che stiamo decidendo: “In questo contesto, al fine di assicurare un limite di compatibilità che impedisca di annullare i valori identitari e culturali dei territori, risulta determinante il ruolo delle amministrazioni locali, considerando che l’adozione degli atti di programmazione e di pianificazione per assicurare che l'installazione di specifiche tipologie di impianti alimentati a fonti rinnovabili non contrasti con la tutela dell'ambiente, del paesaggio, delle tradizioni agroalimentari locali, della biodiversità e del paesaggio rurale è una precisa responsabilità della Regione, riconosciuta dal decreto ministeriale 10 settembre 2010 (“Linee guida per l'autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili”) e soprattutto degli enti locali”».