domenica 24 novembre 2024


01/04/2022 09:05:26 - Manduria - Attualità

Agostino Capogrosso (GEA): «La Legge e il Regolamento comunale sono chiari: la seduta doveva svolgersi entro venti giorni dalla presentazione della richiesta, ovvero a partire dal 15 marzo»

La seduta del consesso elettivo in cui sarà discussa la proposta di delibera presentata dall’intera minoranza ed avente come oggetto il “Progetto di modifica parziale, temporanea ed emergenziale del sistema di scarico del realizzando impianto di depurazione consortile di Sava e Manduria”, si terrà il 22 aprile prossimo.

E’ questo l’esito della riunione dei capigruppo che si è svolta nel pomeriggio di ieri a Palazzo di Città e che ha suscitato dure polemiche nella minoranza.

«Sono state violate le disposizioni sia del Testo Unico degli Enti Locali, sia del Regolamento Comunale» rimarca il consigliere comunale di GEA, Agostino Capogrosso. «L’intera minoranza ha depositato la richiesta della seduta del Consiglio comunale il 15 marzo scorso. L’articolo 39 del Testo Unico degli Enti Locali è estremamente chiaro a tal proposito. Il comma 2 così recita: “Il presidente del Consiglio comunale è tenuto a riunire il Consiglio in un termine non superiore ai venti giorni, quando lo richiedano un quinto dei consiglieri, inserendo all'ordine del giorno le questioni richieste”. Il comma 5, poi, prevede che “in caso di inosservanza degli obblighi di convocazione del Consiglio, previa diffida, provvede il Prefetto”. Disposizioni, queste, che sono state ribadite in diversi pareri espressi dal Ministero dell'Interno e che sono contenute anche nel Regolamento comunale che disciplina i lavori del Consiglio. La legge, lo ribadisco, prevede che nell’arco temporale di venti giorni decorrenti dalla presentazione della richiesta (e quindi, nel nostro caso, entro e non oltre il 4 aprile) debbano svolgersi tanto la convocazione che la materiale seduta consiliare finalizzata alla discussione degli argomenti proposti dal quinto dei consiglieri».

Secondo il presidente del Consiglio comunale, Gregorio Dinoi, questo termine non sarebbe perentorio e, pertanto, è assai probabile che la minoranza si rivolga ora al Prefetto per richiedere il rispetto delle disposizioni di legge.

Lo stesso Agostino Capogrosso entra poi nel merito della proposta avanzata dall’intera minoranza, ancora una volta compatta.

«Sull’ubicazione del depuratore, non credo si riuscirà a fare più nulla. Ci sono orrori commessi nel passato da chi oggi è chiamato nuovamente a decidere per la comunità, che rimarranno in eterno su questo martoriato territorio» è la premessa del rappresentante del gruppo consiliare GEA. «Tanto, invece, si potrebbe fare qualora vi sia la volontà politica anche dell’attuale Amministrazione sullo scarico dei reflui depurati. L’acqua sta diventando una risorsa sempre meno disponibile e, quindi, sarebbe un delitto non recuperarla e riutilizzarla. Attualmente AQP avrebbe indicato, come recapito finale, una trincea drenante da realizzare in area masseria Marina, ora caratterizzata dalla presenza di 6 ettari di macchia mediterranea. Ciò può essere consentito solo se il Comune di Manduria approva una variante relativa alla destinazione urbanistica di quest’area: ipotesi, questa, che non trova d’accordo la minoranza.

Cosa proponiamo in alternativa? Nel rispetto del principio di economia circolare, occorre recuperare e riutilizzare quest’acqua. Come? Utilizzando una condotta, peraltro già esistente, che collega il Chidro alle vasche di Bagnolo, un mega impianto gestito da Arneo, realizzato negli anni ‘80 e poi abbandonato. Naturalmente, occorre una preventiva verifica sull’integrità della condotta, nonché l’esecuzione della necessaria manutenzione per il suo pieno recupero. Per questo, abbiamo chiesto che alla seduta di Consiglio comunale vengano invitati a presenziare sia Arneo che AQP.

I reflui trattati, invece di finire nelle trincee disperdenti, potrebbero essere stoccati in queste vasche di accumulo ricadenti su un’area di circa 90 ettari interamente di proprietà comunale. Tali acque, poi, potrebbero essere riutilizzate per gli scopi ritenuti più opportuni, tra cui quelli irrigui.

E’ questa, in sostanza, la nostra proposta, che sarà sottoposta al vaglio del Consiglio comunale di Manduria. Ci si auspica che almeno questa volta l’Amministrazione si ravveda sull’errore commesso e provveda a ridefinire la data fissata, anticipando già alla prossima settimana il Consesso consiliare».

 











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