Fu utilizzata una sola volta per curare un’abrasione e peraltro il campione manduriano dichiarò preventivamente il suo uso. Ora finalmente il lunghissimo iter di indagine ha certificato l’assoluta innocenza di Melle
E’ la vittoria più bella, quella che però lo ha più fatto soffrire: Leonardo Melle è stato assolto dall’accusa di doping.
Chi conosce il campione manduriano, trasparente e sincero, non ha mai avuto dubbi. Quell’accusa, che fu formulata alcuni anni fa, è stata una vera carognata, che Leo non meritava. Aveva usato una sola volta una pomata, per curare un’abrasione al piede, peraltro dichiarandone preventivamente l’utilizzo.
Le sue spiegazioni non furono però sufficienti.
«Nel luglio del 2018 ero in ritiro con la squadra nazionale di paraciclismo, a Rovere, in Abruzzo» racconta Leonardo Melle. «Essendo un disabile, ho per forza bisogno di una persona che mi accompagni per gestire le attività quotidiane (nel mio caso è Rosa Assente). Durante questo periodo di intensi allenamenti in preparazione del Mondiale di Paraciclismo, che si sarebbe svolto nei primi giorni di agosto 2018, mi sono procurato, a causa dello sfregamento della scarpa da bici, una piccola abrasione al dito del piede, abrasione che la mia assistente ha cercato in molti modi di far guarire con l’utilizzo di semplici pomate, tipo Gentalyn, Prep, ma senza risultati.
Allora ci siamo rivolti al fisioterapista che seguiva la nazionale, il quale, visto il problema, ha consigliato di utilizzare tranquillamente la Connettivina Spray (cicatrizzante): ci assicurò che avremmo ottenuto buoni risultati. Cosa che abbiamo effettivamente fatto, riscontrando buoni miglioramenti.
Terminata la Connettivina che avevamo portato con noi in Abruzzo, Rosa si recò in farmacia per acquistarne un’altra, ma il farmacista, non disponendo del farmaco in quel momento e assicurandoci che sarebbe stato disponibile il giorno dopo, ci consigliò l’uso di una pomata equivalente.
Ho utilizzato per una sola volta questa pomata per la medicazione. Il giorno seguente, Rosa si recò in farmacia per ritirare la Connettivina, che abbiamo utilizzato per completare la guarigione.
Il 23 luglio c’è stato il controllo antidoping. Alla domanda specifica sui medicinali utilizzati, la mia accompagnatrice ha consegnato al medico tutti i farmaci che avevo assunto negli ultimi sette giorni, compreso quella pomata utilizzata solo una volta».
Poiché il farmaco utilizzato solo una volta da Leonardo Melle (che si acquista senza ricetta e che è indicato per il trattamento delle ferite infette, le ustioni e le piaghe in genere), contiene un antibiotico e il «clostebol», uno steroide anabolizzante derivato del testosterone, rientra nelle sostanze proibite, per il campione manduriano si arrivò ad ipotizzare l’uso del doping.
Un’accusa infamante, per la quale Leonardo Melle ha sofferto, in silenzio, in tutti questi anni, consapevole della propria innocenza.
Nei giorni scorsi, finalmente, la notizia tanto attesa: è stato lo stesso P.M. a chiedere l’assoluzione.
«Io mi sono associato» le parole di un avvocato della Federazione. «Se avessero letto la comunicazione dell’Unione Ciclistica Internazionale del 18 settembre 2018, non avrebbero mandato Leonardo sotto processo, facendoli perdere tre anni di gare».
L’assoluta buona fede di Leonardo Melle è dunque venuta a galla.
«Sono felicissimo» il suo commento. «Mi ha fatto più male questa accusa dell’aneurisma. Chi mi ripaga, ora, di tanti anni senza maglia azzurra?».