Si rivolgono sia al Governo uscente sia alle forze che potenzialmente dovrebbero, a breve, andare a comporre il prossimo esecutivo per richiedere interventi urgenti
Ha assunto oramai i contorni dell’emergenza conclamata la crisi energetica che sta investendo interi settori produttivi, in maniera trasversale, da nord a sud, sia che si tratti di piccole sia che riguardi le realtà grandi e consolidate: in assenza di interventi, si rischia la paralisi.
Ed è questo l’allarme che a Taranto viene rilanciato, con forza, dai presidenti di Confindustria Taranto, Salvatore Toma, e di Confcommercio Taranto, Leonardo Giangrande.
Da un lato l’industria, dall’altro il commercio.
«Nient’altro che due facce della stessa medaglia» commentano i vertici delle associazioni territoriali tarantine, che oggi si trovano ad affrontare lo stesso, incombente problema: realtà produttive in ginocchio a causa degli abnormi costi dell’energia, aziende ed esercizi commerciali costretti in molti casi a chiudere definitivamente perché le bollette arrivano quintuplicate. «Dove non c’è la chiusura» aggiungono, «esiste un concreto rischio, per queste realtà produttive, di arrivare ad un punto di non ritorno perché i rating bancari inevitabilmente ne risentono, innescando una spirale di criticità».
I presidenti Toma e Giangrande, in considerazione dell’enorme portata del problema e soprattutto della sua impellenza, si rivolgono sia al Governo uscente sia alle forze che potenzialmente dovrebbero, a breve, andare a comporre il prossimo Esecutivo. Parlando di “sicurezza nazionale”, le stesse parole più volte rilanciate attraverso i media dal presidente di Confindustria Bonomi, richiedono in primis interventi mirati per imprese ed esercizi commerciali, affinché riescano a fronteggiare le emergenze in vista di una risoluzione anche parziale del problema.
Dal tetto imposto al prezzo del gas, non solo quello importato dalla Russia, ad una divisione fra il costo dell’elettricità e quello del gas; e ancora, una dilazione dei pagamenti per le bollette più esose, che riguardano le realtà più grandi. Queste le prime richieste che arrivano dai vertici delle due associazioni e che potrebbero essere applicate in tutto il Paese.
«L’alternativa più immediata, in attesa di una risposta europea, è quella adottata dalla Germania» aggiungono, «che con la manovra da 200 miliardi annunciata la scorsa settimana ha mobilitato oltre l'8% del Pil per sostenere famiglie e imprese. L’appello è a far presto perché oggi c’è una bomba sociale pronta ad esplodere: se gli interventi dovessero essere tardivi, le risorse da mettere in campo diventeranno ancora più ingenti perché molte realtà avranno superato la soglia di sopravvivenza. Occorre intervenire subito».