martedì 26 novembre 2024


06/05/2010 14:28:40 - Provincia di Taranto - Attualità

Lunetta Franco: «Basta investimenti nel petrolio e stop a tutte le autorizzazioni»

 
In America mille barili al giorno di idrocarburi sgorgano in mare dal pozzo esploso nel Golfo del Messico. “Se un evento simile fosse accaduto nel Mediterraneo, - dichiarano da Legambiente - sarebbe stata la fine dell'ecosistema marino, della pesca, del turismo italiano e della salute dei cittadini per decine di anni, dal momento che le conseguenze non sono solo quelle immaginabili a breve termine, ma sono ancora più nefaste se si pensa alla flora e fauna nel lungo termine.”
La Puglia, tra politici, cittadini e ambientalisti, si sta opponendo con determinazione contro ogni progetto di ricerca di idrocarburi presentato dalle insistenti società petrolifere ogni giorno, soprattutto dopo le paure del disastro americano ma, dati i costi irrisori delle tasse statali in Italia rispetto ad altri Paesi e considerato che il Governo nazionale è convinto che tutto è possibile in Puglia, i texani della società Alleance resources di Houston adesso puntano su Spinazzola, Minervino Murge e altri territori lucani, mentre la Shell è stata autorizzata dal governo nazionale ad effettuare esplorazioni, ricerche e perforazioni nel mare di Taranto.
“In Puglia abbiamo un giacimento petrolifero nel Canale di Otranto dell'Agip Firenze e una delle 17 grandi raffinerie italiane a Taranto, di proprietà dell'Eni. - dichiara Francesco Tarantini, Presidente di Legambiente Puglia - Pertanto, ogni giorno corriamo il rischio di incidente, soprattutto considerando il trasporto in oleodotti degli idrocarburi. Legambiente chiede quindi il blocco di tutte le autorizzazioni e concessioni e soprattutto controlli più rigorosi sulle piattaforme esistenti. Occorre uno stop definitivo agli investimenti nel petrolio che è una fonte in via di esaurimento.”
Secondo Lunetta Franco, Presidente del circolo di Taranto di Legambiente “Dopo Monopoli e le Tremiti, ora è il turno di Taranto. L’attività di prospezione e ricerca off–shore degli idrocarburi e, ancor di più, l'eventuale realizzazione di una piattaforma nel Mar Grande rappresenterebbero un ulteriore carico che graverebbe su una città già ad elevato rischio ambientale. Con il progetto della Shell, si rischia di arrecare danni al posidonieto dell’isola di San Pietro peraltro inserito tra i siti di interesse comunitario (SIC), ai banchi coralligeni disposti lungo il tratto di litorale tra San Vito e Torre Saturo ed in località Chiatona che rivestono un alto valore naturalistico per la loro elevata biodiversità.”










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