Stilato un documento contenente sei richieste
Interventi seri e certi sono stati chiesti questa mattina dal Presidente della Cia Puglia Antonio Barile al governatore Nichi Vendola, nel corso della riunione del tavolo agroalimentare convocato dall’assessore alle risorse agroalimentari Enzo Russo presso la sede della Presidenza della Giunta Regionale.
Il tavolo presieduto dal Presidente Vendola ha affrontato la crisi di mercato del comparto cerealicolo e olivicolo. Una crisi senza precedenti che sta mettendo in ginocchio gli agricoltori pugliesi. Il presidente regionale della Cia ha chiesto al governatore Vendola un immediato intervento che possa far fronte ad una crisi sempre più insostenibile.
Al termine dell’incontro la Cia, insieme alle altre organizzazioni intervenute, ha stilato un documento di richieste per far fronte a tale crisi. Queste le richieste avanzate:
1. pagamento immediato da parte dell’Agea degli aiuti comunitari;
2. ritiro dal mercato di 300 mila quintali di olio extravergine di oliva da destinare agli aiuti alimentari;
3. istituzione di un tavolo di coordinamento permanente per i controlli contro le sofisticazioni e le frodi;
4. proroga della fiscalizzazione dei contributi Inps;
5. attuazione della legge sull’obbligo dell’indicazione in etichetta dell’origine dell’olio extravergine e delle olive;
6. controlli contro le sofisticazioni e monitoraggio sulla legittimità delle importazioni di olio e di grano.
Queste le richieste contenute in un documento comune fatto proprio dal presidente Vendola e dall’assessore Russo, che sarà sottoposto venerdì prossimo 21 novembre nel corso di un incontro tecnico che si terrà a Bari con rappresentanti del Ministero delle Politiche agricole, in vista dell’incontro che si terrà martedì 25 novembre a Roma con il ministro Luca Zaia. Si tratta di proposte di interventi concreti e immediati per far fronte alle criticità che stanno interessando il comparto agricolo pugliese.
I costi di produzione sempre più elevati e la siccità stanno mettendo in ginocchio i produttori olivicoli. E a ciò si aggiunge l’invasione del mercato di olio di oliva estero e di dubbia qualità. Produrre olio d’oliva, con prezzi sempre più bassi (meno 30%) e costi produttivi e oneri sociali a livelli vertiginosi (con aumenti di oltre il 50%), non è più redditizio. Moltissimi agricoltori producono in perdita, con l’aggravante di competere su un mercato dove, oltretutto, si registrano frodi e contraffazioni da parte di prodotti stranieri che in diversi casi vengono spacciati per italiani. Oggi su 9 bottiglie che dichiarano di contenere olio extravergine solo 7 lo contengono veramente e 2 non dicono la verità, cioè non contengono extra vergine. Delle 7 bottiglie, poi, 4 soltanto sono di olio extravergine italiano e 3 di olio extravergine estero. Naturalmente il tutto viene venduto per italiano. E in tutto ciò la siccità determinerà per la prossima campagna olivicola una perdita di produzione stimata tra il 40 ed il 50%, pari a 5 milioni di quintali di olive e a quasi un milione di quintali di olio.
Questi i danni stimati per l’olivicoltura. Non da meno la situazione per il comparto cerealicolo.
Il prezzo del grano duro in poche settimane ha subito un calo del 50%, mentre i costi del gasolio, dei concimi, dei fitofarmaci aumentano a dismisura. Le perdite stimata per i produttori cerealicoli sarebbe di oltre 50 milioni di euro.