domenica 24 novembre 2024


20/03/2023 09:02:31 - Manduria - Cultura

Gli Osanna, le colonne votive della tradizione, diffusamente presenti nel nostro Mezzogiorno, spesso collocati al centro di vecchi incroci viari

 

Percorrendo i paesi del Salento è facile imbattersi, all’ingresso dei borghi antichi, in alte colonne o pilastrini, in pietra o in tufi: sono gli Osanna, le colonne votive della tradizione, diffusamente presenti nel nostro Mezzogiorno, spesso collocati al centro di vecchi incroci viari (G. UGGERI, La viabilità romana nel Salento, Mesagne 1983, p. 27).

Alti e slanciati monoliti in pietra, ne costituiscono gli esemplari più antichi, forse derivati, in queste forme primordiali, da pietrefitte antichissime, i cosiddetti menhir ( dal bretone men = pietra hir = lunga ) elevati dai nostri progenitori in ossequio alle loro credenze pagane, tra l’ Eneolitico ed il principio dell’età del Bronzo (III-II millennio a.C.) (vedi N. LETIZIA, Le colonne votive nella provincia di Lecce (Parte prima), in “lu Lampiune”, IX (1993), 3, pp. 71-74) (fig. 1).

La nuova fede non li ha distrutti, ma apponendovi, in alto, il segno della croce, li ha cristianizzati, legandoli ai riti della Settimana Santa; legame sancito dal nome, in cui ritorna l’antica invocazione ebraica “Osanna = Salva o Signore” che accolse ed acclamò Gesù Salvatore nel suo trionfale ingresso a Gerusalemme; legame vieppiù rinnovato dal ramo d’olivo benedetto  posto, nella Domenica delle Palme, in cima  a queste “colonne”, per tener lontano gli spiriti del male dagli abitati: gesto propiziatorio e di fede, retaggio di una tradizione antichissima con sacerdoti e popolo in processione, un tempo, nel compimento di tale rito.

Nascono così gli Osanna, sulla scia di questa fede e di queste credenze, diffondendosi sempre più nel corso degli anni; da monoliti in pietra si passa a forme in tufi, con capitello sormontante l’alto fusto, poggiante, a sua volta, su un piedistallo e/o larga pedana di base. Ridottisi pian piano di numero per l’incuria degli uomini e le aggressioni del “progresso”, alcuni Osanna risultano ancora oggi significativamente presenti in vari paesi di area salentina e tarantina (vedi G. PALUMBO, Inventario delle pietre fitte salentine, Firenze, Spinelli, 1955;  P. MALAGRINO’, Dolmen e Menhir di Puglia, Fasano, Schena, 1978).

All’interno dei nostri territori ad oriente di Taranto, un grande Osanna sormontato da capitello con croce e ramo d’olivo benedetto è presente alla base della collinetta di Monacizzo (frazione del comune di Torricella), alla confluenza di arterie provenienti da Lizzano, da Pulsano e dal mare. Realizzato in tufi, presenta forma troncopiramidale, con pedana di base. Nei pressi si colloca la chiesetta della Madonna di Loreto, ricca di credenze e leggende popolari, incentrate, queste ultime, su interventi prodigiosi operati della Vergine durante il Medioevo, a salvaguardia  del paese da Turchi e pirati; luogo di fede e tradizione, quindi, vivificato da belle immagini pasquali offerte, come in vecchi fotogrammi in bianco e nero, da famiglie contadine di ritorno dalla Santa Messa con, tra le mani, lunghi ramoscelli d’olivo benedetto da collocare nelle case e nei campi, a protezione, cioè, dei quotidiani luoghi di “vita” e “fatica” (P. TARENTINI, Monacizzo. Un antico centro magnogreco e medievale a sud-est di Taranto, Manduria, Regione Puglia - C.R.S.E.C. TA/55, 2006) (figg. 2-2a).

 Un altro Osanna caratterizza la periferia orientale di Uggiano Montefusco (frazione di Manduria) a ridosso della chiesetta di S. Eligio; assume la forma di un alto pilastrino (dai bordi sagomati), impostato su larga pedana di base,  con capitello in cima  sormontato da croce in ferro e ramo d’olivo benedetto; si colloca anch’esso su un incrocio di vecchie strade, oggi asfaltate, dirette verso il mare ed il territorio rurale di Bagnolo. Nei pressi si svolgeva l’antica fiera del bestiame: luogo di fede e commercio, quindi, immediatamente all’esterno del borgo antico, in parte risparmiato dai recenti sviluppi urbanistici (G. BECCI, Il centro storico di Uggiano Montefusco. Manduria 1994, pp. 52-67) (fig. 3).

Di altre colonne votive, oggi scomparse, abbiamo memoria nella tradizione, nella cartografia e nei nomi dei luoghi (toponimi).

Il toponimo Osanna compare, nel comune di Maruggio, a caratterizzare la piazza di S. Giovanni, all’esterno dell’antica Terra Murata; piazza  prospiciente la chiesetta medievale omonima, oggi dimessa, attribuita ai cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme (detti, poi, di Malta), ricovero, un tempo, di pellegrini ed ammalati, per l’annesso ospedale, poi distrutto. Luogo di incrocio viario, anche questo, con arterie dirette al mare, e verso i paesi dell’interno (Manduria ed Avetrana); luogo immediatamente extra moenia, a breve distanza dalla porta piccola aperta nelle mura orientali della Maruggio medievale. E la colonna eretta al centro dell’attuale piazza, con la statua di S. Giovanni sovrastante, richiama la presenza dell’ Osanna  (testimoniato dall’antica denominazione di Largo Osanna, poi Piazza dell’Aja, attribuita al posto) e la secolare devozione per il Santo, così caro ai Cavalieri di Malta, a lungo signori di questa Terra (cfr. C. DEMITRI, Le tradizioni popolari di Maruggio, Martina Franca, Ed. Pugliesi, 2005, pp. 38-39) (fig. 4).

Un Osanna, poi abbattuto, è indicato a Lizzano, “su Largo Aia, in seguito piazza XX Settembre ed attuale Piazza Matteotti … I fratelli delle congreghe laicali, la domenica delle Palme rendevano omaggio al monumento sacro portando i rami di ulivo benedetti. L’Osanna fu abbattuto nel 1929-30 per consentire la costruzione dell’edificio scolastico” (da A. PAGANO, Fonti e documenti per la storia delle chiese e del convento di Lizzano, Lecce, Del Grifo, 1996) (fig. 5).

Un Osanna è riportato, in una pianta del Seicento, a Manduria, abbattuto poi, nel 1882, per la realizzazione dei giardini pubblici; e qui insiste il toponimo “Largo Osanna” all’incrocio di arterie provenienti da Avetrana, S. Pietro in Bevagna, Maruggio ed Uggiano Montefusco, in corrispondenza dell’antica porta del mare, inglobata nelle mura  medievali (vedi  F. FILO SCHIAVONI - M. ANNOSCIA, … tra i segni di tanta vita e di tanta storia. Manduria in immagini e documenti fra ‘800 e ‘900, Manduria, ed. TM, 1994, pp. 93-94) (fig. 6).

Su questo “Hosanna” si sofferma il sac. Leonardo Tarentini, nel suo volume dedicato a Manduria Sacra, scrivendo testualmente: “Nel sesto, o come altri vogliono nel settimo secolo si stabilì in tutta la Chiesa Latina la processione delle palme benedette. Ogni paese, ogni borgata accolse questa istituzione  con quei sentimenti di divozione conveniente ai misteri che rappresenta: la Palma benedetta oltre ch’è pure segno di esultanza, fu ritenuta mezzo efficacissimo di pace, di protezione; ed ovunque si elevò in luogo centrico un obelisco, una colonna, un monticello su cui veniva collocata la Palma, portata processionalmente dal clero. Il luogo destinato ad accogliere il simbolo dell’armonia, della difesa fu nominato: Hosanna, vocabolo che spiega la gioia e la festa che si fece a Gesù Redentore entrando in Gerusalemme. La colonna che in Manduria veniva decorata della Palme si ergeva nell’attuale giardino pubblico e precisamente  verso il palazzo Gigli. Era in origine una semplice colonna; ma nel 1743 fu riedificata più bella e sormontata dalla statuetta dell’Immacolata per la ragione seguente” perché aveva protetto il popolo durante il terremoto del 23 Febbraio, che produsse danni, ma una sola vittima. “Questa statuetta -  prosegue il Tarentini - fu dopo molti anni sostituita da un’altra più bella scolpita in pietra leccese a spese dell’ottima famiglia Longo, ora estinta. E’ tradizione che quella statuetta, volta a Nord, per tanti anni, si fosse un giorno rivoltata ad Ovest, precisamente in direzione della porta principale della città: si credè segno di protezione speciale che la Vergine volle mostrare ai suoi manduriani di Lei tanto divoti. Per quanto ricordo, aveva l’Osanna circa 13 metri di altezza ed era formato da una colonna cilindrica  che snella e sormontata dal capitello e dalla statua si elevava sopra una base cubica terminata da piccola piattaforma. Nel 1882 si cominciò a desiderare un giardino pubblico ed il largo Osanna veniva indicato come opportunissimo. L’Osanna fu forse creduto una difficoltà; l’Osanna doveva quindi sparire; ma non doveva saperlo il popolo il quale se da un lato sarebbe stato contento di ricrearsi nella villa in progetto, dall’altro avrebbe per lomeno riprovato che il segno di riconoscenza della specialissima grazia fosse distrutto. In una notte del Maggio del 1882 l’Osanna sparì; per poco non portarono via anche il suolo che lo reggeva. La statuetta dell’Immacolata fu trovata sul parapetto del Calvario. Il popolo vide al mattino e riprovò lo stesso, ma dell’Osanna non resta che la memoria, venerata ancora” (da L. TARENTINI, Manduria Sacra, Manduria (ristampa anastatica dell’edizione di Manduria del 1899), A. Marzo Editore, 1981, pp. 273-277).

Non fredde colonne di pietra o di tufi, quindi, i vecchi Osanna, ma documenti di storia, fede e tradizione, pienamente partecipi della vita dei nostri paesi e delle nostre genti; documenti da tramandare e conservare, in quanto parte integrante dell’identità culturale della nostra Terra, insostituibile punto di incontro (e confronto) tra un presente ancora incerto ed un passato da valorizzare.

 

Paride TARENTINI

 











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