Questa la materia dei quattro quesiti referendari: innalzamento del salario minimo, tutela del sistema sanitario, politiche di pace e di disarmo
PRC – Unione Popolare organizza la raccolta firme di iniziativa popolare il 18 giugno presso piazza Vittorio Veneto ad Avetrana, sui seguenti 4 quesiti referendari. I cittadini residenti ad Avetrana potranno firmare, provvisti di documento di riconoscimento, dalle ore 18.30 alle ore 21.30.
Ecco, in una nota di PRC – Unione Popolare, l’illustrazione dei quesiti referendari.
«INNALZAMENTO DEL SALARIO MINIMO AD ALMENO 10 EURO LORDI/ORA: La nostra Costituzione, all’Art.36, prevede che la paga giusta debba garantire “un’esistenza libera e dignitosa”. I nostri bisnonni hanno lottato per una Repubblica fondata sulla dignità di chi lavora, non sullo sfruttamento. Ora tocca a noi: non vogliamo più lamentarci e basta, ma riprenderci il minimo che ci spetta.
La proposta referendaria è innalzare il salario minimo ad almeno 10 euro lordi orari, rivalutato annualmente all’inflazione.
Un salario minimo così disegnato è un buon punto di inizio per restituire un po’ del potere d’acquisto e della dignità andati perduti.
La battaglia sul salario minimo deve però necessariamente accompagnarsi a una lotta contro la precarietà e deve passare dall’abolizione della miriade di contratti introdotti negli ultimi decenni in Italia. Il salario minimo è infatti una misura certamente positiva, ma si concentra nella fascia bassa delle retribuzioni e nei settori poveri. Per dare una scossa complessiva serve anche una significativa spinta alla spesa pubblica e alla domanda aggregata, che passa necessariamente da un massiccio piano di assunzioni nella Pubblica Amministrazione.
Per ridare slancio alla dinamica dei salari, risulta imprescindibile anche una spinta significativa nel rinnovo dei contratti. Questa svolta implica evidentemente un complessivo abbandono del modello di sviluppo basato sulla moderazione salariale degli ultimi decenni.
CONFLITTO DI INTERESSI NELLA SANITÀ: con questo quesito referendario si cerca di impedire la tendenza alla privatizzazione dei servizi per la salute ed il conflitto di interessi nell’allocazione degli ingenti fondi pubblici per la sanità.
Il quesito vuole cancellare una previsione di legge per cui le Regioni, cui compete la gestione del sistema sanitario a livello territoriale, possono ammettere la partecipazione nella programmazione della sanità anche di soggetti privati i quali, essendo coinvolti nella gestione, si trovano così in conflitto di interessi.
Come cittadini, abbiamo il diritto di vedere assegnati i fondi alla medicina di prossimità e alle terapie intensive. Il referendum non vuole escludere i privati convenzionati dalla gestione sanitaria che spesso, soprattutto se no profit, svolgono in modo egregio. Bensì escluderli dalla programmazione, che deve essere invece esclusiva responsabilità del pubblico e libera da conflitti di interesse.
NUOVE NORME SUL CONTROLLO DELL’ESPORTAZIONE, IMPORTAZIONE E TRANSITO DEI MATERIALI DI ARMAMENTO: l’obiettivo del quesito referendario è togliere al Governo il potere di derogare il divieto di esportazioni di armi in teatri di guerra attraverso la semplice informativa al Parlamento. Se questo referendum avesse successo, ogni decisione futura volta a inviare armi in teatri di guerra, richiederebbe una legge formale e dunque la piena assunzione di responsabilità politica del Parlamento.
AUTORIZZAZIONE ALLA CESSIONE DI MEZZI MILITARI IN FAVORE DELLE AUTORITÀ GOVERNATIVE DELL’UCRAINA: Con questo referendum si ha a cuore solo la Pace, che si raggiunge limitando gli armamenti (non inviandone di sempre più potenti in teatri di guerra.) Le armi uccidono moltitudini di civili e militari (russi e ucraini), arricchendo piccoli gruppi di miliardari senza scrupoli che controllano il complesso militare industriale globale. I parlamentari, di maggioranza quanto di opposizione (tranne rare eccezioni), hanno deciso di destinare ingenti somme di denaro alla produzione di armi da mandare a Kiev. Nonostante il popolo italiano in maggioranza non sia d’accordo. Se l’esito del referendum dovesse essere positivo, per i partiti non sarebbe più possibile introdurre altre leggi che autorizzino di nuovo il finanziamento della guerra».