martedì 26 novembre 2024


13/06/2010 20:44:13 - Provincia di Taranto - Attualità

Non si presenta il sindaco Stefano

      
Sono giorni questi in cui in Italia si attenta alla libertà d’informazione. Il ddl sulle intercettazioni sta per trasformarsi in legge bavaglio, con conseguenze di cui non si può essere fieri in un Paese democratico. Applicare il bavaglio a qualcosa o a qualcuno è una forma di censura. Non dare spazio alle idee e alla voglia di cambiamento è censura. Mettere il bavaglio a ragazzi e ragazze, a disoccupati e studenti, ad anziani e a persone che vivono quartieri difficili è censura. Accade a Taranto con il Cloro Rosso, centro sociale occupato autogestito. Censurato nelle sue iniziative per l’ambiente, in quelle culturali, di teatro, di musica e di arte.
L’ex scuola Martellotta è stata restituita alla città dopo anni di abbandono, quando ormai era solo un contenitore di rifiuti destinato al nulla. Quell’edificio fatiscente è diventato, col lavoro e l’impegno di gente stanca dell’immobilismo attorno a sé, un centro di aggregazione. Nasce il Cloro Rosso e nasce una nuova idea di cambiamento che parte dal basso. Nasce la palestra popolare Mustakì, quindici euro al mese per usufruire di una sala attrezzi, di corsi di fitness e di altre discipline. C’è una biblioteca popolare, ci sono assemblee aperte a tutti. C’è soprattutto un progetto di sensibilizzazione dell’opinione pubblica rispetto ai temi dell’inquinamento, della disoccupazione crescente e dei problemi in periferia. In due anni sono aumentati militanti e simpatizzanti, manifestazioni e concerti. In una città dove non esiste un teatro, ma un cinema adattato a teatro, il Cloro Rosso ha avuto il merito di ospitare diverse compagnie e interpretazioni. Ha fatto cultura, e non è poco.
Che motivo c’è per mettere fine a questa bella esperienza? L’ex Martellotta non è agibile, non è sicura. Parte da qui una querelle col Comune e col sindaco Stefàno, che prima firma lo sgombero dei locali e poi blocca tutto. C’è quantomeno confusione in queste azioni. L’incolumità dei cittadini è un buon motivo per intervenire con i lavori e per spostare le attività momentaneamente altrove. Che si cominci proprio dal Cloro Rosso, da uno stabile dimenticato al lato della strada, è bizzarro.
In tutti questi mesi, nessuno al Cloro Rosso si è macchiato di episodi di violenza, né durante le manifestazioni né mai. Subiscono un attentato malavitoso e un ragazzo rimane gravemente ferito da tre colpi di pistola su sette sparati. Eppure ai piani alti della politica locale c’è chi li considera pericolosi.
Il motivo della chiusura del centro sociale occupato autogestito è politico. Ieri sera si è svolta un’assemblea pubblica in un parcheggio per discutere del futuro di questo progetto partito due anni fa.
Intervengono il consigliere comunale Francesco Voccoli, il segretario generale della Fiom Taranto Rosario Rappa, Luca Occhionero avvocato e tesoriere provinciale di Rifondazione Comunista, gente del quartiere, genitori e i ragazzi allontanati dalle loro attività. Si ripercorrono le tappe convulse degli ultimi giorni. Voccoli parla di “battuta d’arresto e non di sconfitta” e di “vicenda che non può terminare così”. “Sin dall’inizio ci sono stati soggetti politici che ostacolavano questa esperienza, anche a mezzo di raccolte firme di persone che nulla hanno a che fare con il quartiere Salinella”. “Occorre un bando di evidenza pubblica per l’assegnazione dell’ex scuola Martellotta, e vigilerò che non ci siano ostruzionismi di carattere burocratico”.
Rosario Rappa offre la possibilità di spostare il Cloro Rosso al Palafiom, per sottolineare come la Fiom sia vicina alle vicende di quello che definisce “esempio da seguire”. “Se ne parlerà nel congresso del 18 giugno al quale siete invitati”.
Poi una considerazione nei confronti di Stefàno.
“Doveva essere presente per ascoltare quello hanno da dire i giovani, la sua assenza è un messaggio non positivo”.
Del resto si tratta in maggioranza di suoi elettori.
Tutti gli interventi rappresentano un incoraggiamento a perseguire l’obiettivo di restituire a una “città distratta” una coscienza di fronte ai problemi reali.
Lo spiegamento di forze dell’ordine, di vigili urbani, di muratori per sigillare e proibire l’accesso a un laboratorio di rilancio sociale non fa bene alla democrazia. La chiusura della pagina facebook è un atto di repressione che nulla ha a che fare con l’agibilità tanto rincorsa. “Se la Puglia è davvero quel laboratorio di buona politica e di buon governo” deve dimostrarlo riconoscendo a questi spazi un valore aggiunto al territorio su cui operano. Il bavaglio è un’inesorabile passo indietro.
 
Nicola Sammali










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