Oltre a pregevoli costruzioni architettoniche, la ‘Štrata Longa’ si distingueva anticamente per un pullulare di attività economiche che in essa avevano luogo
Nella zona orientale dell’antico Borgo Porticella è una via attualmente intitolata a Tommaso Maria Ferrara (Casalnuovo 1647 – Roma 1716, illustre letterato, divenuto cardinale nel 1695). Tale via, denominata ufficialmente, ancora nel 1816 (anno del Catasto murattiano), ‘via Lunga’, stante la sua lunghezza fra le arterie cittadine dell’epoca, è sempre stata indicata e conosciuta fino ai nostri giorni come ‘Štrata Longa’.
«Questa via fin dal XII secolo mai mutò del nome Lunga» (Tarentini, ‘Manduria Sacra’, Barbieri 2000, p. 164, nota n. 139), probabilmente, all’epoca, strada di campagna. Certamente essa ebbe grande importanza nella seconda metà del XVI secolo, in seguito allo straordinario sviluppo urbanistico che interessò l’allora Casalnuovo.
Agli inizi del Cinquecento, infatti, oltre a intensificarsi l’attività edilizia all’interno delle mura (dove oltre alle «case terragne», cominciarono a costruirsi le «case palazzate», cioè a un piano), si incrementò notevolmente la vendita di suoli edificabili al di fuori di esse, espandendosi le abitazioni al di là delle due porte esistenti, Porta Grande e Porta Piccola (o Porticella) che, da est, aveva definito, fino a quel momento, il limite ultimo dell’abitato (G. Jacovelli, Manduria nel ‘500, Congedo 1974, p. 21).
Alla via Cardinal Ferrara si accedeva attraverso la Porta Masina (così chiamata perché costruita durante il decurionato di un tal Tommaso, soprannominato ‘Masino’).
Così scrive L. Tarentini (‘Cenni storici di Manduria’, rist. an., Atesa 1996): «In quello stesso turno Casalnuovo si estendeva a Sud-Est della Porticella. L’antica via della ‘Muraglia’ che dalla porta del Mare [allo sbocco dell’odierna via Nettuno] conduceva a quella di Brindisi [nei pressi dell’attuale chiesa del Rosario] ebbe tolti, per breve tratto, i muri eretti dai Normanni ed invece si eresse una porta chiamata; ‘Masina’ che introduceva al rione Via Lunga, Fanizza, Pezze» (p. 136). Tale porta fu demolita nel 1697 per lasciare spazio all’incalzante espansione urbanistica cominciata nel secolo precedente.
A percorrere la via Lunga, troviamo, all’incirca a metà percorso, il palazzo Sala, compreso tra due vicoli, il II card. Ferrara ed il vico Sala, che fu residenza dell’omonima famiglia quattrocentesca, stabilitasi a Manduria nei primi del ‘500 e proveniente da Erchie o da Torre S. Susanna. Alla famiglia Sala appartennero personaggi notabili e benefattori, tra i quali l’avvocato Giovanni, figlio di Giuseppe, il quale non avendo figli, assegnò il palazzo al cugino Gaetano Schiavoni con testamento olografo del 1 agosto 1878. Attualmente la famiglia è estinta.
Dal punto di vista architettonico, il palazzo ha subito varie ristrutturazioni nel corso dei secoli. Intorno alla metà del Settecento, nella stradina sotto al portico vi era l’abitazione del pittore astigiano Secondo La Veglia (A. Pasanisi, ‘Civiltà del Settecento a Manduria’, Lacaita 1992, p. 13). Attualmente, l’immobile presenta una facciata essenziale, con un’elegante trifora di una loggia coperta, al primo piano, e più avanti un’altra scoperta. Delle due finestre presenti, una conserva, sulla fascia che è sotto la corona (cornice aggettante sopra una modanatura), il trigramma dei Gesuiti inserito in uno scudo dentellato rimasto integro. Tale simbolo, che si trova su alcuni palazzi di Manduria, e non solo, esprimeva la disponibilità della famiglia ad ospitare autorità religiose e predicatori di passaggio (B. Perretti, Manduria, Architettura Arte Società, Provveduto editore 2005, p. 138). Appena all’interno, colpisce un affresco di pregevole fattura raffigurante la Madonna Immacolata, parte residuale di un’opera più ampia raffigurante, accanto alla Madonna, San Francesco d’Assisi e San Francesco da Paola.
Proseguendo, pochi metri più avanti, desta interesse un portale cinquecentesco di pregevole fattura architettonica annesso all’abitazione che tradizione vuole essere appartenuta alla famiglia del Cardinale Ferrara. Il portale si compone di due colonne scanalate, ognuna delle quali divisa in tre settori da quattro fasce regolari, a mo’ di ‘tenute’, che terminano in alto con due capitelli raffiguranti maschere e motivi floreali. Alla base di ogni colonna insiste una fascia interamente coperta da una scultura decorativa, da cui partono due serie di sei rosoni (una a destra e una a sinistra) terminanti nella parte superiore con un fregio centrale. Gli elementi decorativi del portale spiccano per eleganza e maestria nella realizzazione, dando risalto all’ingresso e all’intera abitazione. Completano il fronte due finestre di antica e apprezzabile architettura (B. Perretti, ivi).
Oltre a pregevoli costruzioni architettoniche, la ‘Štrata Longa’ si distingueva anticamente per un pullulare di attività economiche che in essa avevano luogo. Il Catasto Onciario del 1756 ci informa dell’esistenza sulla strada di un palmento di proprietà di Giuseppe Stano, mentre quello murattiano del 1816 attesta la presenza di ben due palmenti in vico I Cardinal Ferrara, all’epoca indicato con la locuzione ‘Dietro il Convento di San Benedetto’. ‘Forno di Sala’ era invece il nome dell’attuale vico Sala, dove l’omonima famiglia aveva posseduto un forno fin dal 1756 (attestato dal Catasto Onciario), e dove insisteva un forno di un tal Sala di Giuseppe all’epoca della redazione del Catasto murattiano del 1816. Nella stessa epoca, infine, è attestata l’esistenza di un mulino appartenuto a Giuseppe Schiavoni (P. Brunetti, ‘Manduria-Casalnovo’ – Le strade, le piazze, Italgrafica 2004, p. 44).
Un’altra attività, meno comune delle altre ma altrettanto significativa, aveva luogo su questa via negli anni ’30 del Novecento, da coloro che erano conosciute in paese come «li méštri Corirùssi ti sotta la štrata longa», donne addette alla realizzazione di coroncine di fiori d’arancio artificiali che, solitamente, venivano poste sul capo delle bambine defunte (AA.VV., ‘La donna ieri e oggi il vissuto nelle immagini 1880-1945’, Arti Grafiche Pugliesi 1996, p. 166).
Curiosi, ma certamente significativi, gli antichi nomi di alcuni dei numerosi vichi che danno sulla Strada Lunga, riportati dal Brunetti: viottolo S. Maria delle Grazie, viottolo di Tomaso (verosimilmente lo stesso da cui deriva il nome della porta Masina), viottolo La Geggiola o La Giuggiola, vico Muzzu.
Accompagnano lo scritto alcune immagini. Le prime dieci immagini si riferiscono al Palazzo Sala (facciata, portico, trifora, finestre e rispettivi particolari, fra cui il simbolo dei Gesuiti di cui sopra e si concludono con la parte dell’affresco interno all’abitazione); le immagini relative alla facciata di quella che si considera la casa appartenuta alla famiglia del cardinale Tommaso Maria Ferrara (portale, finestre e rispettivi particolari) sono introdotte dalla targa che ne indica l’appartenenza all’illustre famiglia.