Prestiti con tassi dal 45 al 121 %: fra i 13 arrestati un ex poliziotto e uno in servizio
«Shylock», lo spietato usuraio descritto da William Shakespear e ne «Il mercante di Venezia» ha dato il nome al blitz che, all’alba di ieri, ha smantellato a Taranto un’organizzazione criminale dedita all’usura, alle estorsioni e al riciclaggio del denaro di provenienza illecita.
Tredici persone sono state arrestate dalla Guardia di Finanza: 7 sono finite in carcere e 6 sono ai domiciliari. Sono una trentina, invece, gli indagati a piede libero. Tra questi ci sarebbero anche alcune delle vittime dell’usura che, dopo essere state ascoltate come persone informate dei fatti dagli investigatori, avrebbero subito messo in guardia gli «strozzini», informandoli dell’indagine in corso.
A capo della presunta organizzazione criminale, secondo l’accusa, c’era Luciano Donati, ex poliziotto (destituito dal servizio nel 1981) di origini calabresi, già coinvolto in diverse inchieste. In carcere anche Gaetano Diodato, vecchia conoscenza delle forze dell’ordine, considerato dagli inquirenti un po’ come il guardaspalle di Donati e colui che, con la forza, avrebbe preteso dalle vittime la restituzione del denaro prestato.
Con l’operazione «Shylock», i militari guidati dal colonnello Nicola Altiero chiudono un cerchio, completano la trilogia. La mappa dell’usura in terra jonica, già segnata dai blitz «Mercurio» e «Cippone», ora è tracciata in ogni dettaglio. I personaggi che gravitano all’interno delle organizzazioni criminali dedite all’usura sono sempre gli stessi, a partire da Donati che era già stato arrestato sempre dalle Fiamme gialle e sempre per usura.
Le indagini si nutrono delle intercettazioni telefoniche ed ambientali. Sono state le cimici poste nell’auto di Donati e all’interno del suo ufficio a rivelare dettagli preziosi sul giro di denaro prestato «a strozzo». Se alla Camera dei deputati sarà approvata l’attuale versione del disegno di legge sulle intercettazioni telefoniche ed ambientali, non sarà più possibile realizzare un’indagine come quella coordinata dal sostituto procuratore Maurizio Carbone.
Tra gli arrestati ci sono anche un poliziotto in servizio alla Squadra Mobile di Taranto, Giacomo Vitale, un funzionario di banca, Donato Arces e un promotore finanziario, Giuseppe Berdicchia. Vitale è ritenuto responsabile dei reati di rivelazione del segreto d’ufficio e accesso abusivo ai sistemi informatici della banca dati interforze. Secondo l’accusa, avrebbe passato a Donati informazioni riservate sulle indagini (che venivano svolte anche dalla Squadra Mobile) e su alcuni personaggi entrati in conflitto con l’organizzazione. A indagare sul poliziotto sono stati i suoi stessi colleghi.
La presunta complicità dei funzionari di banca riguarderebbe sia la fase della negoziazione dei titoli di credito emessi, sia l’acquisizione di informazioni privilegiate sul conto della clientela. Le vittime che non riuscivano a pagare le rate settimanali degli interessi usurari venivano minacciate anche di morte, subivano ritorsioni o, com’è accaduto alla titolare di un bar, erano costrette a subire violenza sessuale.
La donna avrebbe cercato denaro in contanti per saldare vecchi debiti della sua azienda e per far fronte a spese impreviste. Alla fine è approdata nel porto insicuro degli usurai. Ha chiesto quasi 20mila euro in prestito. Alla richiesta è giunta in tempi record la risposta, ovviamente in cambio di garanzie (assegni postdatati e cambiali). La signora, nelle prime settimane, avrebbe cominciato a restituire la somma di denaro, con un tasso di interesse dal 10 al 15% mensile. Poi sono arrivate le difficoltà.
Così un giorno si è presentata dallo «strozzino» da cui aveva ottenuto i soldi per chiedere una dilazione di qualche giorno nei pagamenti delle rate. L’usuraio ha ascoltato la richiesta dell’imprenditrice. Poi le ha proposto un rapporto sessuale per posticipare di una settimana il pagamento della rata. La donna, costretta dal bisogno, ha accettato.
I tassi applicati a chi chiedeva denaro in prestito potevano variare dal 45 al 121%, a seconda delle modalità di pagamento, dell’urgenza della richiesta, della disponibilità a concedere favori sessuali. Nel corso dell’indagine, grazie alle intercettazioni telefoniche, i finanzieri hanno anche sventato una rapina ai danni di un tabaccaio che si apprestava a versare in banca una ingente somma di denaro.