martedì 26 novembre 2024


23/06/2010 08:00:46 - Provincia di Taranto - Attualità

A darne notizia, ieri, il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola

 
«Non è costituzionalmente ammissibile che presunte ragioni di urgenza legittimino il conferimento ad un commissario del potere di “espropriare” le competenze amministrative spettanti alle Regioni e agli enti locali in materia di energia, governo del territorio e tutela della salute». È questo il fulcro del ricorso presentato dalla Regione Umbria contro il decreto che autorizzava il governo all’installazione di nuove infrastrutture energetiche (comprese le centrali nucleari) e che è stato accolto, il 9 giugno scorso, dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 215.
A darne notizia è stato ieri il presidente della Regione Nichi Vendola, che ovviamente ha accolto con soddisfazione la decisione della Consulta, perché spiana la strada alla battaglia già condotta dalla Puglia contro le norme del governo (legge 141 del 3 ottobre 2009) che «bypassano» l’intesa con le Regioni «per l’atto di individuazione degli interventi relativi alla trasmissione e alla distribuzione di energia». «Quella legge - ricorda Vendola - era stata fortemente voluta dal presidente del Consiglio e dall’ex ministro per lo Sviluppo Economico, Claudio Scajola. Era considerata uno dei fiori all’occhiello del governo nazionale. La Corte Costituzionale fa giustizia cassandola, restituendo agli enti locali, ed in particolar modo alle Regioni, la facoltà di appoggiare o rigettare integralmente le scelte operative e territoriali dell'esecutivo nazionale in materia di energia nucleare. Finisce anche ogni possibilità di commissariamento, essendo stata dichiarate illegittima ogni urgenza in materia». Molti i ricorsi presentati dalle Regioni (la Toscana viene citata nella stessa sentenza), compresa la Puglia, e Vendola ora può ben gonfiare il petto: «avevamo ricordato al Governo che sarebbe stato possibile costruire centrali nucleari in regioni come la Puglia soltanto facendo ricorso ai carri armati. Ora la Consulta ha restituito dignità al rapporto tra Stato e Regioni». «La Corte Costituzionale ha interrotto bruscamente la corsa all’atomo del Governo italiano» dice la vicepresidente e Assessore allo Sviluppo Loredana Capone.
«La sentenza della Consulta fa riferimento al decreto legge 78 del luglio 2009 - obietta il sottosgretario allo Sviluppo Stefano Saglia - che non riguarda assolutamente le norme sull’energia nucleare. La decisione della Consulta riguarda semplicemente la possibilità da parte dello stato di nominare commissari per sbloccare le procedure sulle infrastrutture». Bugie, ribatte Davide Pellegrino, direttore dell’area Sviluppo della Regione, «quella norma riguarda la possibilità per il governo di “commissariare” le Regioni sia sulla trasmissione di energia sia sulla produzione», dunque anche su quella da centrali nucleari.
È di ieri anche la notizia di un nuovo contenzioso in materia energetica: la Puglia impugnerà dinanzi al Tar Lazio il decreto 209 del 2010 con cui i ministeri dell’Ambiente e dei Beni culturali danno giudizio favorevole sulla proposta della Eni Power di realizzare una centrale da 240 Megawatt nella raffineria Eni di Taranto. «È un’area già compromessa da elevati livelli di inquinamento» dice l’assessore Lorenzo Nicastro.  










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