Adesso si occupa prevalentemente di terapia fisica, strumentale, idrochinesiterapia e riabilitazione sportiva nell’ospedale di riabilitazione ad alta specialità riabilitativa di Ceglie Messapica dell’ASL Brindisi
Attilio Pastore, dottore in Fisioterapia, laureatosi a Chieti nel 2004 con la votazione di 110 e lode alla corte del professor Vecchiet (per vari anni medico della nazionale Italiana di calcio), anni 51, sposato con Daniela De Tommaso, tre figli (Emanuele, Gabriele, Margot), cittadino di Oria. Hobby: presidente del Vespa club Oria!
Ci conosciamo da poco tempo, ma in questi pochi mesi di attività di recupero da un brutto infortunio del sottoscritto, l’impressione che mi sono fatto è quella di uomo che ama il suo lavoro, attento alle esigenze dei suoi pazienti e incredibilmente serio e che non ama essere contraddetto!
Fisioterapista di fiducia negli anni che furono di Giacomo Leone (ndr, ultimo atleta europeo a vincere la maratona di New York nel 1996), di Stefano Baldini, campione olimpico ad Atene di maratona nel 2004 nonché vincitore di numerosissime competizioni a livello internazionale, tra le sue mani sono passati quasi tutti i maratoneti della nazionale italiana (Andriani, Caimmi, Console, Goffi etc.)… Come pedigree potrebbe bastare. Un uomo che ha dato molto a supporto di chi la corsa la pratica.
Parlaci di te dall’adolescenza fino agli studi all’Università
«Il più grande di tre figli, appassionato fin dall’adolescenza di sport, ma con un grande difetto: essere pigro! Sin da subito amante dello sport in generale, ho sempre sognato di vivere nel mondo dello sport. Non avendo praticato nessuno con impegno e dedizione, ho trovato negli studi di fisioterapia la mia rivincita per restare nel mondo dello sport».
Ci parli di come hai iniziato la tua attività professionale? Ci parli anche degli insuccessi (delusioni) che ti hanno fatto crescere?
«Nel 1998, destino ha voluto che abbia conosciuto il professor Piero Sternativo, già da allora un guru come allenatore tra i professionisti in atletica leggera. Abbiamo avuto modo di collaborare insieme nella gestione della preparazione degli atleti di un gruppo sportivo del Rione Lama di Oria. Sin da subito il prof ha avuto modo di verificare le mie peculiarità professionali e ha informato prontamente Giacomo Leone del mio apparente talento professionale. Dopo qualche giorno, lo stesso Leone mi ha contattato e dopo qualche seduta terapeutica di prova, sono diventato il suo fisioterapista ufficiale che lo ha accompagnato in tutta la sua carriera professionale.
A seguito, si sono aggiunti Ottavio Andriani, Cosimo Caliandro e, durante i raduni con la nazionale, i migliori maratoneti italiani del momento.
L’unica delusione che è impressa nella mente è quando, a pochi mesi dalla mia laurea, confidai al mio tutor universitario la mia volontà di specializzarmi in fisioterapia sportiva. Lui, senza batter ciglio, mi disse di abbandonare quel sogno se non avessi avuto dei familiari che già facevano parte di quel mondo. Per me tutto questo ebbe un effetto contrario e dopo qualche mese cominciai a girare l’Italia intera a frequentare corsi e master di specializzazione in fisioterapia sportiva».
Ho ragione, quindi, che non ti devono contraddire… Veniamo al presente: sei impegnato professionalmente nella tua attività anche se non segui più, in giro per il mondo, i campioni della corsa. Ci parli della tua giornata tipo?
«Dal settembre del 2000 sono dipendente dell’ospedale di riabilitazione ad alta specialità riabilitativa di Ceglie Messapica dell’ASL Brindisi, gestito dalla fondazione San Raffaele, e mi occupo prevalentemente di terapia fisica, strumentale, idrochinesiterapia e riabilitazione sportiva. Un centro di eccellenza nel Sud Italia, in cui la nostra direzione generale ci mette nelle disponibilità di lavorare con apparecchiature ultramoderne e fornendoci aggiornamenti continui in formazione. Dopo l’orario lavorativo, ancora oggi, in via del tutto eccezionale, offro il mio contributo a qualche amico con problematica muscolo-scheletrica».
Cosa consigli e suggerisci a chi si approccia per la prima volta alla corsa o per chi ha già provato ma ha mollato ed in particolare cosa suggerisci di fare per non incappare nei temuti infortuni?
«Uno dei consigli che sento di dare è di curare l’attenzione verso il nostro cuore effettuando una visita cardiologica con esami mirati, non portare mai il cuore al massimo dei battiti, fare tanto stretching, ciò ridurrà in modo esponenziale gli infortuni, un’ottima idratazione e di correre sempre con l’obiettivo di divertirsi».
Hai avuto, ed hai, difficoltà nella conciliazione dell’attività lavorativa, familiare con la tua passione che ti porta via tanto tempo?
«Ho orbitato nel giro della nazionale italiana per circa 11 anni, ho girato il mondo in lungo e largo lasciando spesso mia moglie da sola nella gestione della famiglia e devo alla sua comprensione molto del mio successo professionale».
Mi puoi parlare di un successo sportivo, in particolare, degli atleti che hai seguito nel recente passato?
«Uno dei più fantastici accadimenti sportivi in cui ho concorso, per il quale sono fiero, è stato quando il 4 marzo del 2001, nella lunga trasferta nella gara giapponese di Otsu, ho accompagnato Giacomo Leone a stabilire il record italiano di maratona in 2 ore 7 minuti 52 secondi. Da allora un giornalista mi apostrofò “le mani d’oro del Salento”. Dopo soli 6 giorni diventavo papà per la prima volta. Un’emozione dietro l’altra che non dimenticherò facilmente…».
-Sei presidente di un’associazione Vespa Club: com’è nata questa passione?
«Le auto e le moto d’epoca sono state da sempre la mia distrazione e la mia passione. Mi è stata offerta la possibilità di diventare il presidente del Vespa Club Oria e ad oggi ricopro questo incarico con gioia e con una ritrovata serenità e spensieratezza. Tutto ciò mi riporta alla mia adolescenza quando bastava una Vespa per essere felici».
Grazie Attilio!
Pierpaolo Cosma