mercoledì 25 settembre 2024


15/07/2010 08:34:36 - Provincia di Taranto - Attualità

Made in Italy – Coldiretti: «Contraffazione alimentare vale 60 miliardi»

«Il falso Made in Italy alimentare in Italia e all’estero vale circa 60 miliardi con la pirateria internazionale che utilizza impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che si richiamano all'Italia per prodotti taroccati che non hanno nulla a che fare con la penisola, ma anche con l’utilizzo a livello nazionale di materie prime importate da vendere come italiane per la mancanza dell’obbligo di indicare l’origine in etichetta. E’ quanto Coldiretti ha voluto evidenziare con la mobilitazione ai valichi di frontiera ed ai porti a difesa del vero Made in italy ed è quanto anche la delegazione di agricoltori Tarantini ha potuto purtroppo constatare direttamente al valico del Brennero.
Dalle frontiere italiane – denuncia la Coldiretti - passano ogni giorno 3,5 milioni di litri di latte sterile, semilavorati, cagliate e  polveri di caseina per essere imbustati o trasformati industrialmente e diventare magicamente mozzarelle, formaggi o latte italiani, all’insaputa dei consumatori. Complessivamente - precisa la Coldiretti - in Italia sono arrivati 8,8 miliardi di chili in equivalente latte (fra latte liquido, panna, cagliate, polveri, formaggi, yogurt e altro) utilizzati in latticini e formaggi all’insaputa dei consumatori e a danno degli allevatori perché non è obbligatorio indicare la provenienza in etichetta.
La scoperta del formaggio fluorescente venduto con marchi italiani ma prodotto nello stesso stabilimento tedesco della mozzarella blu e le oltre 24 tonnellate di formaggio congelato con la denominazione 'mozzarella cheese' che sono state sequestrate in questi giorni nel porto di Taranto rende ancora più urgente la necessità di rendere obbligatoria l’origine in etichetta. Infatti, secondo l'indagine Coldiretti-Swg sulle abitudini degli italiani, la quasi totalità dei cittadini (97 per cento) considera necessario che debba essere sempre indicato in etichetta il luogo di origine della componente agricola contenuta negli alimenti. Colmare questo ritardo è un grande responsabilità nell'interesse degli imprenditori agricoli ma soprattutto dei consumatori e della trasparenza e competitività dell'intero sistema Paese.
Ben vengano queste operazioni ma è altrettanto urgente intervenire affinchè i controlli possano essere supportati da metodologie di indagine adeguate e da sanzioni onerose. Le frodi e, soprattutto le speculazioni stanno mettendo a rischio la qualità delle produzioni tipiche, la salute del consumatore e il reddito delle imprese agricole. Oggi in provincia di Taranto si afferma il paradosso che il latte locale viene pagato al disotto del prezzo di quello di provenienza estera e, purtroppo, di questo a beneficiarne sono i soliti noti che per atteggiamento speculativo mettono a rischio l’esistenza stessa delle imprese agricole, che non riescono a coprire i costi di produzione e la salute del consumatore, afferma il Presidente Nigro.
Con la mobilitazione della settimana scorsa a favore della trasparenza dell'informazione, la Coldiretti è riuscita a riaccendere i riflettori sul vero problema che assilla l’agricoltura italiana e quindi pugliese, le sofisticazioni e le frodi commerciali e l'operazione della Guardia di Finanza e della dogana eseguita nell'ambito di controlli per contrastare la contraffazione e tutelare il 'Made in Italy' ne è un esempio. Il formaggio presentava una falsa indicazione di origine, era stivato in un container di proprieta' di una societa' tedesca del settore lattiero-caseario, con destinazione finale Libia.
Al furto di identità dell’agricoltura italiana la Coldiretti, di fronte all’inerzia delle istituzioni,  intende reagire con il progetto per la realizzazione di una filiera agricola tutta italiana per arrivare ad offrire attraverso la rete di Consorzi Agrari, cooperative, farmers market, agriturismi e imprese agricole prodotti alimentari al cento per cento italiani firmati dagli agricoltori al giusto prezzo».
 
 
Il direttore
Francesco Carbone










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