«Il progettista scrive che “gli obiettivi generali si dovranno ottenere...incrementando il verde per rendere più vivibile la città e ridurre le conseguenze del cambiamento climatico”: come si concilia questo bel proclama col fatto che, per perseguire questo obiettivo, sia stata pianificata la distruzione di un'intera alberata di 150 robinie ancora vive e vegete per sostituirle con appena 40 gingko biloba?»
Riceviamo, e pubblichiamo, un intervento di Nanzo Mazza, del comitato per Viale Mancini.
«A proposito del cd Piano di Rigenerazione Urbana che interessa viale Mancini, ho ascoltato un’intervista ad un consigliere qualificatosi come consigliere di opposizione. Costui ha giustificato l'abbattimento di 150 alberi perché (udite udite!) qualcuno di loro avrebbe ADDIRITTURA rotto il marciapiede, come se non fosse l’opera dell’uomo a doversi adeguare alla natura e non viceversa: non è forse proprio per questo che stiamo distruggendo il nostro Pianeta?
E che dire dell’affermazione secondo la quale ci sarebbe il rischio di perdere il finanziamento se si procedesse ad una revisione del progetto anche in corso d’opera, circostanza per altro prevista e consentita dal Pnrr?
I lavori devono essere ultimati entro l’unico vincolo con la scadenza temporale più ravvicinata. quella del 31 dicembre 2024, data entro la quale basterebbe ultimare almeno il 30% dei lavori previsti, compresi quelli del mercato coperto già iniziati, per non perdere i finanziamenti.
Pur di giustificare un’operazione sciagurata come quella che vorrebbero perpetrare ai danni del nostro viale, mettono questi poveri alberi sul banco degli imputati con una sentenza di morte già scritta.
Qualche Pasdaràn dell’Amministrazione arriva addirittura a definirli ormai al termine del loro ciclo vitale, ovviamente senza lo straccio di una relazione sul loro reale stato di salute a cura di un professionista qualificato che, ovviamente non può essere un architetto, semmai un agronomo!
La colpa di questi alberi sarebbe dunque di continuare a crescere e di rompere il marciapiede, ma se crescono vuol dire che sono ancora vitali, perciò meritevoli di ben altra sorte rispetto a quella di una sostituzione etnica con altra specie (stavolta il termine ci sta tutto!) come se non fossero degli esseri viventi.
Nella sua relazione descrittiva, il progettista scrive che vanno sostituiti perché “in pessimo stato manutentivo”, dunque non perché ammalorati e irrecuperabili: condizioni, queste ultime, indispensabili per giustificarne l’abbattimento.
Domanda n. 1: non si potrebbe programmare subito, di concerto con un esperto, un serio programma di manutenzione e cura?
La spiacevole impressione è che né il progettista, né il sindaco, né la sua giunta al completo, si siano mai soffermati sotto questi alberi (la maggior parte, tranne qualche eccezione) per ammirarne la bellezza e la resilienza rispetto all’incuria di chi li vorrebbe eliminare.
L’incredibile favoletta che circola attraverso i pochi fans del progetto ci racconta che le nostre robinie, in realtà, non sarebbero destinate alla distruzione ma, udite udite, trapiantate in altra sede come fossero dei gerani in vaso. C'è qualcuno pronto a scommettere un euro sulla loro sopravvivenza? E quanto ci costerebbe questa follia?
Concludo con un'altra chicca imperdibile: a pag. 5 della sua relazione il progettista scrive, letteralmente, che “gli obiettivi generali si dovranno ottenere...incrementando il verde per rendere più vivibile la città e ridurre le conseguenze del cambiamento climatico”.
Domanda n. 2: come si concilia questo bel proclama col fatto che, per perseguire questo obiettivo, sia stata pianificata la distruzione di un'intera alberata di 150 robinie ancora vive e vegete per sostituirle con appena 40 (quaranta!) gingko biloba?
Se la matematica non è un'opinione, stiamo parlando di una riduzione secca di almeno 2/3 rispetto all'attuale copertura del viale.
Viste la risibile percentuale di sopravvivenza degli alberi fin qui piantati da questa Amministrazione, c'è da scommettere su un futuro altrettanto infausto anche per i malcapitati 40 Gingko, i quali dovrebbero coprire l’intero percorso tra via Pacelli, viale Mancini e il piazzale della stazione.
Restiamo in fiduciosa attesa di un minimo di disponibilità a ragionare su una questione così controversa e meritevole di approfondite riflessioni».
Nando Mazza
Comitato per Viale Mancini