Biagio Saracino: «Dai documenti scritti e fotografici ritrovati da Giancarlo Parisi e dalle notizie in mio possesso, è scaturita una narrazione carica di curiosità e ammirazione, che lentamente si incanala in un vortice rovinoso, fino a sfumare inesorabilmente nell’enorme catastrofe della guerra»
Il 25 settembre sarà presentato il libro “Vito Donato Addabbo: la storia di un eroe avetranese” scritto da Giancarlo Parisi e da Biagio Saracino.
L’evento si terrà, alle 18, nella sala delle assemblee della BCC di Avetrana.
Dopo i saluti del sindaco Antonio Iazzi, del presidente della BCC di Avetrana Michele Pignatelli e del presidente ANCR di Taranto Antonio Cerbino, dialogherà con gli autori un avetranese illustre, il Colonnello Leonardo Laserra Ingrosso, direttore della banda musicale della Guardia di Finanza e ambasciatore della storia e della cultura italiane nel mondo.
Modererà i lavori Andrea Chioppa, divulgatore storico.
«L’obiettivo di quest’opera è far conoscere la vita di un avetranese, a cui è stata intitolata una via, a tutti i compaesani e alle future generazioni» rimarca Biagio Saracino.
«Questo libro è maturato dalla lettura di tante lettere e appunti di lavoro scritti da Vito Donato durante la sua esistenza breve ma ricca di esperienze avvincenti. Tutti i documenti scritti e fotografici ritrovati da Giancarlo Parisi, insieme alle notizie in mio possesso, mi hanno spalancato una interessante finestra sulla vita del nostro carabiniere compaesano. Ne è scaturita una narrazione carica di curiosità e ammirazione, che lentamente si incanala in un vortice rovinoso, fino a sfumare inesorabilmente nell’enorme catastrofe della guerra.
Dopo aver abbandonato il suo paese d’origine e la famiglia, aver superato i duri corsi militari, ha finalmente ha avuto la soddisfazione di rivestire il ruolo di sottufficiale dei Carabinieri, di far parte di Servizi Speciali, di conoscere tante alte personalità. Anche se ha girato e conosciuto il mondo, dall’Europa, all’Africa, all’America Meridionale, Centrale e Settentrionale, il suo cuore è rimasto legato ad Avetrana, dove si è sposato e ha voluto crearsi una famiglia.
Ma la maledetta guerra lo ha condotto in Albania e gli ha fatto assaporare gli scontri con i Greci, costringendolo a sacrifici e sofferenze, che non ha mai voluto far trapelare nelle lettere spedite alla moglie. È sopravvissuto nutrendosi del desiderio di tornare in Italia, di riabbracciare la moglie e la bambina, di vedere la seconda figlia che non aveva conosciuto, di tornare a salutare suo padre e portare un fiore sulla tomba della madre morta lontana da lui».