La commovente testimonianza di Rita Lanzon, madre di Federica, vittima di femminicidio insieme al figlioletto Andrea
E’ una forma di violenza subdola, che spesso le donne non riescono neanche a percepire. E’ la violenza economica di genere, che si esplicita, all’interno della coppia, in comportamenti volti a impedire l’indipendenza economica e finanziaria, al fine di imporre un controllo indiretto ma estremamente incisivo sulla donna.
Si tratta di un fenomeno sommerso e poco indagato, perché anche le vittime faticano a riconoscerla come vera e propria violenza a causa di comportamenti ancora oggi culturalmente giustificati (come l’accettazione dell’uomo in quanto autorizzato a detenere il controllo economico), ma diffuso in tutte le tipologie di coppie e trasversale a tutte le fasce di reddito.
Per favorire la sensibilizzazione su questa problematica, Global Thinking Foundation ha realizzato “Libere di… Vivere”, un docufilm scritto e diretto da Antonio Silvestre e prodotto da Mario Tani per MAC film, nato da un’idea di Claudia Segre, presidente Global Thinking Foundation, per diffondere la conoscenza della violenza economica di genere e le sue conseguenze devastanti, attraverso testimonianze reali di donne vittime di questo tipo di abusi. È il primo docufilm che affronta questo fenomeno esteso, sottile e ancora poco noto, proiettato l’altro ieri sera anche a Manduria.
Un’iniziativa frutto della collaborazione tra la Global Thinking Foundation – che promuove progetti di inclusione e cittadinanza economica e digitale per la prevenzione della violenza economica – e Sud Est Donne, ente gestore del Centro Antiviolenza Rompiamo il Silenzio, operante nell’Ambito Territoriale di Manduria dal 2019.
Mescolando interviste reali a storie cinematografiche, interpretate dalle bravissime attrici protagoniste Stefania Pascali e Giulia Cappelletti, il regista Antonio Silvestre porta avanti oltre un’ora di racconto coraggioso ed emotivamente coinvolgente, supportato dalla sapiente fotografia di Nicola Saraval, dal montaggio ritmico di Daniele Tullio e dalle straordinarie musiche del Maestro Matteo Sartini. A fare da metafora alla narrazione, infine, c’è il tango, il ballo per eccellenza, rappresentato nelle coreografie di Laura Borromeo, con Tabata Caldironi e Julio Alvarez, e sulle note della Hyperion Ensemble.
Un docufilm che è una forte denuncia di questo fenomeno, fortemente radicato nella cultura in alcuni contesti, e che ha come risultato il controllo della donna da parte del partner maltrattante: non avere un proprio conto corrente o magari non poter avere un lavoro, non poter prendere decisioni per se stessa, dover dipendere economicamente dall’altro sono situazioni che inserite in un contesto di violenza rendono ancor più difficile se non impossibile la possibilità di riappropriarsi della propria vita.
Un lavoro che emoziona e commuove, perché contiene testimonianze dure e crude, storie vere raccontate anche da chi ha vissuto delle tragedie.
Un esempio è quello di Federica e del suo figlioletto Andrea, vittime, qualche anno fa, dalla violenza di Luigi, il quale, dopo aver ucciso la moglie e il bambino, decise di suicidarsi.
«Quell’uomo non ci piaceva» ha raccontato Rita Lanzon, madre di Federica, vittima di femminicidio, e nonna di Andrea. «Era un sentimento che albergava nel cuore di una mamma. Sconsigliammo il matrimonio, anche quando Federica rimase incinta: ci offrimmo, io e mio marito, di aiutare nostra figlia a crescerlo, pur nel rispetto dei ruoli dei genitori».
Dalla felicità alle prime forme di violenza, sino alla tragedia.
«Laureata in Lingue, Federica era anche un arbitro di pallavolo: arbitrava le partite della serie B, un torneo a respiro nazionale» ha ricordato ancora Rita Lanzon. «Ma lui non voleva che si allontanasse da casa. In un caso, Federica stava frequentando uno stage in Polonia, ma Luigi pretese che rientrasse subito a casa.
Pagava tutto lui. Compresa la retta di Andrea all’asilo, il giorno prima che Luigi togliesse la vita a Federica e allo stesso Andrea».
La signora Rita Lanzon ha raccontato la drammaticità dei momenti in cui si compì quella tragedia.
«Quel pomeriggio avevamo l’appuntamento con un avvocato per avviare le pratiche della separazione…».
Ma Federica non potè presentarsi a quell’appuntamento, vittima della cieca violenza di genere.
All’evento sono intervenute Claudia Segre, presidente della Global Thinking Foundation, e Sandra Patricia Zapata, coordinatrice del Centro Antiviolenza Rompiamo il Silenzio.
Claudia Segre ha ricordato l’intensa attività svolta dall’associazione che presiede: un’opera culturale di sensibilizzazione verso il rispetto delle donne, ma anche di sostegno alle donne vittime di violenza.
La fondazione ha intrapreso un percorso di innovazione e di ricerca, sviluppando progetti per la diffusione della cittadinanza economica e sostenendo un approccio valoriale alla tutela e prevenzione. L’impegno di GLT Foundation è quindi volto a sostenere la parità di genere come diritto fondamentale ed una cultura consapevole del risparmio e della previdenza complementare per una piena autodeterminazione finanziaria delle persone.
(nelle foto, Claudia Segre e Rita Lanzon, ndr)