«Nel mio percorso sanitario, posso affermare di aver sempre trovato medici e infermieri che mi hanno voluto bene. E’ questa la sottile differenza tra curare e prendersi cura. E, forse, solo con la seconda opzione si guarisce davvero»
Dal dolore alla rinascita. Il 1° dicembre del 2014 è una data che resterà incisa nella vita e nella mente di Alessandra Nigro. Probabilmente anche nella cicatrice della sua pancia che ricorda quell’evento.
Dieci anni fa, grazie al secondo trapianto di fegato, per Alessandra Nigro si chiude una parte della sua vita, quella del dolore e del timore di non farcela, ed inizia una nuova fase: la rinascita.
«Nel novembre del 2014 ero ricoverata nel reparto di Medicina del “Giannuzzi” e stavo molto male, con la cirrosi avanzata» ricorda Alessandra Nigro. «Ma tutti gli infermieri e tutto lo staff, con il loro calore, hanno reso la mia sofferenza quasi impercettibile. Sono stati davvero molto bravi e professionali, tenendosi anche in contatto con i medici di Milano. E, poi, io ero la più piccola, essendo un reparto quasi geriatrico: mi coccolavano sempre.
La mia stanza era la stanza della creatività, perché io l’avevo sommersa di materiale creativo e, grazie a l’aiuto di un’OSS di nome Patrizia, ho imparato tanto».
Poi arriva quel giorno tanto atteso…
«Poi il 1° dicembre il Centro Trapianti di Milano mi ha chiamata per dirmi che era disponibile un organo e che per mezzanotte dovevo essere a Milano per il trapianto…».
Alessandra riceve, per la seconda volta, il fegato da un donatore di cui non conosce l’identità. La sua vita cambia nel giorno in cui una persona perde la vita. Già, proprio come una talea, una morte genera altre vite… E’ il miracolo della donazione degli organi: più aumenta la cultura della donazione, più può essere sentito come un gesto naturalissimo.
In quest’ottica, Alessandra Nigro e il gruppo comunale AIDO “Vincenzo Urbano” di Manduria, dieci anni dopo il trapianto, si sono recati nel reparto di Medicina del “Giannuzzi”.
«Da allora, ogni anno, il 1° dicembre porto un piccolo pensiero, da me realizzato, al reparto di Medicina del “Giannuzzi” per manifestare la mia gratitudine. Ma quest’anno, per questa ricorrenza speciale (10 anni), ho voluto festeggiare la mia rinascita con loro».
Una mattinata di grande commozione: il ricordo di quei giorni di sofferenza di dieci anni fa viene mitigato dal calore e dall’affetto di tutto il personale del reparto di “Medicina”.
Nel racconto di Alessandra emerge, forte, la gratitudine ai sanitari, del “Giannuzzi” e del Centro Trapianti di Milano, «persone al servizio della mia salvezza».
«Nel mio percorso sanitario, posso affermare di aver sempre trovato medici e infermieri che mi hanno voluto bene. E’ questa la sottile differenza tra curare e prendersi cura. E, forse, solo con la seconda opzione si guarisce davvero».
Alessandra Nigro è stata accompagnata dalla presidente Mari Malorgio e da altri attivisti del gruppo comunale AIDO di Manduria.
«A nome di Alessandra e del gruppo AIDO di Manduria, desidero esprimere un sentito ringraziamento al primario di Medicina dell’ospedale “Giannuzzi” di Manduria, il dott. Massimo Soloperto, e a tutto il suo straordinario staff per l’accoglienza calorosa e l’affetto dimostrati in occasione dei 10 anni dal trapianto di Alessandra Nigro» le parole della presidente Mari Malorgio. «La vostra dedizione, la professionalità e l’umanità hanno reso questo momento ancora più speciale e indimenticabile.
Grazie di cuore per tutto ciò che fate ogni giorno ai vostri pazienti e per aver condiviso con noi questa gioiosa ricorrenza».
Dal 1° dicembre del 2014, Alessandra porta con sé il fegato del donatore (la nuova sua parte vitale) per mostrare le cose che più ama della sua vita. La sua famiglia, in primis, e tutti i sanitari che l’hanno amorevolmente curata.