Sulla facciata della casupola, sporta sul mare, spiccava un’ampia vetrata che dava su un ballatoio, mentre una scalinata, erosa dal tempo, scendeva dal fabbricato fino alla spiaggia. Sul retro della costruzione, una piccola porta d’ingresso conduceva all’interno di un sobrio monolocale, arredato unicamente con un tavolo di legno scuro e robusto, sul quale, ignoti, avevano posto una lampara da tempo immemorabile
L’amore, per molti giovani vacanzieri, sbocciava quasi sempre sul finire dell’estate. Accadeva nelle notti di agosto, sotto un cielo punteggiato di stelle e una luna rotonda e rossastra che riverberava la sua lucentezza sulle placide acque. In quel tratto di costa della penisola salentina, esposto a ponente, a nord del litorale ionico, il mare, tiepido in quei giorni, fluttuava delicato e schiumoso sulla battigia.
Dalla spiaggia dorata, orlata di dune coperte da ginepri, nelle chiare serate estive si scorgevano chiaramente le luci di Gallipoli a sud-est e di Campomarino a nord-ovest. I falò, che si spegnevano all’alba, illuminavano la costa, rendendone nitidi i contorni. Tra le dune del litorale si stagliava solitaria una casa decadente, un tempo dimora di pescatori. Sulla facciata della casupola, sporta sul mare, spiccava un’ampia vetrata che dava su un ballatoio, mentre una scalinata, erosa dal tempo, scendeva dal fabbricato fino alla spiaggia. Sul retro della costruzione, una piccola porta d’ingresso conduceva all’interno di un sobrio monolocale, arredato unicamente con un tavolo di legno scuro e robusto, sul quale, ignoti, avevano posto una lampara da tempo immemorabile.
Come da consuetudine, ogni anno, d’estate, sulla striscia di arenile accanto alla casa, una comitiva di giovani trascorreva le serate banchettando sulla spiaggia e grigliando carne. Sulle graticole arroventate dalla brace, salsicce e bombette emanavano un invitante aroma, mentre il fumo si diffondeva nell’aria. Giunte a cottura, le prelibatezze venivano distribuite dal cuciniere ai commensali, che le mangiavano a volontà, insaziabili.
Poco distante, sul bagnasciuga, fresche angurie semi-coperte dalla sabbia bagnata venivano cullate dal fluttuare del mare. Quando l’arrosto aveva soddisfatto i palati e l’ultima fetta di cocomero aveva gonfiato i loro ventri, i commensali, sazi, si abbandonavano in silenzio, seduti uno accanto all’altro attorno al falò ormai affievolito, in attesa dell’alba.
Quei giovani, complici dell’oscurità rassicurante che avvolgeva le deliziose notti estive, si lasciavano travolgere dal turbinio dell’amore, manifestato attraverso teneri gesti. Fu così che un bacio inatteso rivelò l’amore nascente tra Mauro e Francesca.
I due si abbracciarono e, avvinghiati, adagiati sulla sabbia nel cono di luce effuso dalla luna, schiusero le loro labbra unendole in un bacio intenso. Così, tutt’intorno, sull’arenile, coppie di neo-amanti e amori di lunga data, narcotizzati dal desiderio, si lasciavano dominare da teneri gesti. Mauro aveva atteso con impazienza quel momento propizio per dichiarare il suo amore a Francesca, la quale, altrettanto desiderosa, ricambiava quel sentimento mentre il mare, rilucente, ispirava i loro cuori e quieto dipingeva uno sfondo meraviglioso.
Walter Pasanisi
Fine prima parte