Il 70% dei fondi utilizzati dalla Regione Puglia dal 2007 al 2013 è stato investito nel Barese e solo il 30% nelle altre province
Forse non è più solo un’idea, ma un grande progetto, quello che vedrebbe la nascita, per ora futura, della “Regione Salento” come nuova regione italiana.
«L’obiettivo dell’associazione è di riproporre un’idea antica, rinverdendo i sogni della comunità tarantina, brindisina e leccese per far sì che i salentini possano finalmente autodeterminare il loro destino. L’istituzione di una Regione Salento autonoma oggi è indispensabile, sia per ragioni economiche, sia storico-antropologiche».
Con questa nota è nato il Comitato Promotore del Referendum per il Si’ alla Istituzione della Regione Salento divenendo il cavallo di battaglia di un editore televisivo, Paolo Pagliaro, che con la sua Telerama dà voce alle crescenti spinte autonomistiche. Pagliaro ha fatto anche i conti dei consiglieri. Saranno 31 e si spenderà di meno perché caleranno le trasferte.
“Il progetto Grande Salento non basta più, perché, al di là delle buone intenzioni – dichiara l’editore - non dispone di strumenti operativi. Può perorare cause, proporre soluzioni, agitare i problemi – conclude Pagliaro - ma non può fare niente di concreto per risolverli”.
La Puglia è la regione più lunga d’Italia. Una terra che, dal Gargano a S.Maria di Leuca, conta circa 400 chilometri, con molte differenze al suo interno, con peculiarità storiche, culturali, economiche e sociali non facilmente riconducibili a unità. Negli ultimi decenni le province più meridionali, quelle salentine, quelle di Brindisi, Lecce e Taranto, hanno tentato di fare sistema per fronteggiare la mal tollerata egemonia di Bari e rivendicare maggiore attenzione: così è cresciuta un’identità salentina forte che ha trovato una sintesi nell’idea iniziale di Grande Salento ed ostacolare il “baricentrismo”.
Ci sono alcune cifre che fanno rumore e irritano i salentini: dei fondi di cui dispone la Regione Puglia dal 2007 al 2013, il 70% è stato investito nel Barese e solo il 30% nelle altre province. Colpisce il caso dei trasporti: dell’1,4 miliardi di euro disponibili, ben 900 milioni sono stati stanziati per la sola città di Bari. Naturalmente, la litania dei numeri che penalizzano il Salento non finisce qui. Anche la recente questione sulla rete TAV, ha visto escludere completamente il Salento. Se Alta velocità ci sarà, questa si fermerà a Bari.
Con quale criterio si stabilisce che un territorio quale quello del Salento, peraltro caratterizzato da una morfologia piana, quindi priva di montagne o quant’altro che possa ostacolare o quanto meno far incrementare i costi di realizzazione, debba essere tagliata fuori. L’Italia dopo Bari, lo rammentiamo, prosegue per altri 170 chilometri verso il sud, dove risiedono oltre due milioni di persone. Per non parlare delle arterie salentine mai realizzate.
La SS 7 ter, che da decenni avrebbe dovuto collegare Taranto – Manduria – Lecce, non è mai stata realizzata nel tratto nord (direzione Taranto) e mai conclusa nel tratto sud (direzione Lecce). Ecco perché si ritiene sia molto importante che le scelte politiche della nostra terra vengano effettuate qui, e non altrove, come avviene oggi a Bari in seno ad un consiglio regionale che ha anteposto gli interessi del capoluogo regionale a quello delle tre province del Salento, Lecce, Brindisi e Taranto. Quest’oggi è stato inviato a tutti i presidenti dei consigli comunali (dei circa 150 comuni che daranno vita alla “Regione Salento”) un ordine del giorno da aggiungere al prossimo consiglio comunale indetto da ogni comune. La lettera, in parte, è la seguente: “Il Comitato Promotore del Referendum per il SI alla Istituzione della Regione Salento istituito con atto notarile del 05.08.2010 (nr. reg. 6340/1T), Le chiede di mettere all’ordine del giorno di uno dei prossimi Consigli comunali la mozione volta ad indire il referendum tra la “popolazione interessata” così comeprevisto dall’art.132 comma 1 Cost. avente ad oggetto il seguente quesito: “Volete che il territorio delleProvince di Brindisi, Lecce e Taranto e quindi anche il territorio del Comune di cui siete rappresentanti siaseparato dalla Regione Puglia per formare una Regione a sé stante denominata Regione Salento?”
Contestualmente la preghiamo di voler dare diffusione alle motivazioni dell’iniziativa referendaria distribuendo, se possibile, a tutti i consiglieri comunali gli obiettivi del “Movimento Regione Salento –Comitato Promotore del Referendum per il SI alla Istituzione della Regione Salento” nel cui contesto siiscrive l’iniziativa referendaria”.
Ben venga, quindi, la costituzione della Regione Salento, che possa indipendentemente interagire con il governo centrale, peraltro rappresentata da ben due milioni di elettori, diventando così un centro di attrazione di interessi politici e non solo.
Davide Diviggiano