In Italia, la pubblicazione della “Divina Commedia” illustrata da Dalì avviene nel dicembre del 1963 a cura di Milko Skofic che, già proprietario della casa editrice Arti e Scienze di Roma, acquista in quegli anni la Salani di Firenze
Siamo nel 1950 e il governo italiano, in previsione dei settecento anni dalla nascita di Dante Alighieri ricorrenti nel 1965, commissiona al pittore surrealista Salvador Dalì (Figueres, 1904 - 1989) le illustrazioni dei cento canti della Divina Commedia, da ultimare entro otto anni e da pubblicare a cura dell’Istituto Poligrafico dello Stato.
Non tutto, però, va come previsto. Aspre critiche sulla qualità artistica e sugli alti costi del finanziamento pubblico, ma soprattutto ragioni politiche (si considera inopportuna la scelta di un’artista come Dalì, di nazionalità spagnola e di idee politiche discutibili in quel momento storico) portano alla rescissione del contratto con l’Istituto Poligrafico dello Stato e alla restituzione dei disegni all’autore (trascorsi i quattro anni previsti da una clausola del contratto).
Le illustrazioni comprendono soprattutto acquerelli, ma anche disegni eseguiti con guazza e sanguigna su carta. Rientrate in possesso dell’artista, esse vengono trasposte in xilografie dallo stampatore Raymond Jacquet, sotto la supervisione artistica dello stesso Dalì. Per l’occasione, sono usati 3000 legni e fino a 35 colori per ogni tavola, e vengono interessate alla loro realizzazione la Stamperia Valdonega di Verona, le Cartiere Enrico Magnani di Pescia e le Cartiere francesi di Rives. Infine, nel 1960, l’editore Joseph Foret le pubblica con il titolo “100 aquarelles pour la Divine Comédie de Dante Alighieri par Salvador Dalì” (Joseph Foret, Paris 1960).
In Italia, la pubblicazione della “Divina Commedia” illustrata da Dalì avviene nel dicembre del 1963 a cura di Milko Skofic che, già proprietario della casa editrice Arti e Scienze di Roma, acquista in quegli anni la Salani di Firenze. L’edizione Salani si compone di sei volumi (due per ogni cantica) corredati dalle tavole del grande artista spagnolo, con tiratura limitata di 3044 copie (ulteriori 100 esemplari sono pubblicati dalla Stamperia Valdonega con numerazione romana e doppia suite di tavole, e 44 esemplari tirati a mano da Officina Bodoni).
Nel saggio di Ilaria Schiaffini, “La ‘Divina Commedia’ di Salvador Dalì: una storia italiana” (Critica del Testo, XIV/2, 2011, pp. 643-674) l’Autrice ripercorre dettagliatamente le vicissitudini che portarono al fallimento del progetto originario del governo italiano e chiarisce, altresì, la controversa questione dell’associazione delle tavole al testo, assolutamente differente nelle due edizioni francese e italiana.
Nella ‘Premessa’ all’edizione Salani, affidata a Giovanni Nencioni, l’illustre italianista invita il lettore a non aspettarsi immagini aderenti alla tradizione figurativa del passato, poiché le illustrazioni contenute in quella “Commedia” riflettono integralmente l’universo visionario del pittore catalano. Dalì, infatti, coniuga il repertorio simbolico dantesco con gli elementi fondanti la propria poetica artistica, creando intrecci inestricabili fra arte, immaginazione e psiche che sfociano in contesti onirici assolutamente straordinari. Egli non si limita a illustrare le scene e i personaggi descritti da Dante, ma risucchia dalla parola scritta l’emozione che la informa, arrivando, per questa via, a esprimere artisticamente l’inconscio dell’uomo contemporaneo. Gli elementi iconografici sono quelli tipici della poetica surrealista di Dalì: dissolvenza delle forme, cassetti, ossa, corni di rinoceronte, grucce bifide, figure molli e liquefatte, orizzonti senza fine e deserti. I colori, infine, variano in una ‘palette’ armoniosamente conforme al personaggio o al contenuto testuale del canto.
È così nell’Inferno, cromaticamente «rischiarato dal sole e dal miele del Mediterraneo» (è lo stesso Dalì a dirlo) e popolato da figure solitarie di contro all’oscurità e alla folla dell’interpretazione figurativa tradizionale. È così nel Purgatorio, con la spiaggia deserta e «surreale» dove si fermano Dante e Virgilio. È così, infine, nel Paradiso, dove la trasfigurazione dei personaggi li rende figurativamente e cromaticamente evanescenti, celestiali finanche nelle fattezze fisiche: un esempio su tutti, la delicatissima raffigurazione di Beatrice.
Bibliografia
Schiaffini Ilaria, «La Divina Commedia di Salvador Dalì: una storia italiana», in “Critica del testo”, XIV/2, 2011, pp. 643-674; Bardazzi Emanuele, «L’illustrazione della Divina Commedia nel Novecento», in “Divina Commedia. Le visioni di Doré, Scaramuzza, Nattini”, a cura di S. Roffi, catalogo della mostra, Parma, Fondazione Magnani Rocca, Milano, Silvana Wditoriale, 2012.
Sitografia
https://www.libreriantiquaria.com/it/catalogo/letteratura/letteratura-italiana/31358-la-divina-commedia-illustrazioni-di-dali.html ; https://www.bibliotecamai.org/a-riveder-le-stelle-commedia-illustrata-da-salvador-dali/
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