Il capo della Procura ad Avetrana
A nove giorni dalla scomparsa di Sarah Scazzi, le indagini alzano il tiro. Il reato ipotizzato nelle prime ore successive alla sparizione di Sarah è stato infatti «sottrazione consensuale di minore». Insomma una banale fuga volontaria. Col trascorrere dei giorni si consolida invece sempre più la percezione che possa trattarsi di un sequestro di persona.
Ma se l’ipotesi di reato indicata nei registri della procura (quello per le indagini a carico di ignoti) fosse stata davvero e soltanto la fuga, l’indagine sarebbe stata privata in giorni decisivi di importanti strumenti investigativi come le intercettazioni telefoniche e quelle ambientali. Per il reato di sottrazione consensuale di minore, infatti, il codice prevede pene nel massimo fino a tre anni, mentre per disporre le intercettazioni, il codice impone che l’ipotesi di lavoro preveda reati con pene pari o superiori a cinque anni.
Il procuratore di Taranto Franco Sebastio, per imprimere una svolta alle indagini e cambiarne evidentemente il passo, ieri mattina si è voluto rendere conto personalmente della situazione. Il capo della Procura ha così presieduto nella caserma dei carabinieri di Avetrana una riunione alla quale hanno preso parte il pm titolare dell’inchiesta, Mariano Buccoliero, il comandante provinciale di Taranto dei carabinieri, col. Giovanni Di Blasio, e altri ufficiali dell’Arma.
Sull’ipotesi investigativa Sebastio non si è sbilanciato: «C’è un procedimento penale contro ignoti - ha detto ai giornalisti - ma non parliamo di tipologia di reato per non dare neppure involontariamente la minima indicazione». Poi però ammette: «Fino ad oggi siamo rimasti un po’ dietro le quinte, perché c’era la speranza che dopo tre o quattro giorni, o cinque, arrivava la telefonata: «sono scappata». Sa, spesso queste cose succedono. Poi purtroppo con i giorni che passano inizia a diventare preoccupante».
«Ci sono ipotesi privilegiate rispetto ad altre, anche se non trascuriamo nulla, neppure quella più remota» conclude il procuratore. Una scala vera e propria di priorità non esiste, insomma. Anche se l’ipotesi delle prime ore, dell’allontana - mento volontario, comincia decisamente a perdere peso e consistenza. E se cade la pista della fuga volontaria da casa della ragazzina, non resta che il rapimento.
Difficile ipotizzare invece lo scopo: abuso sessuale, estorsione, vendetta? Cosa è veramente successo tra le 14.30 e le 14.42 di giovedì 26 agosto? Per cercare maggiori risposte ai dubbi e ai quesiti che da nove giorni ormai tolgono il sonno agli inquirenti e ai familiari della ragazza, ieri mattina il sostituto procuratore Mariano Buccoliero ha voluto ripercorrere i cento passi di Sarah. Accompagnato dal capitano Luigi Mazzotta e dal maresciallo Fabrizio Viva, il magistrato è stato in via Verdi per rendersi conto di persona della situazione.
Sarah è uscita di casa senza soldi, documenti, senza indumenti di ricambio. È difficile pensare che avesse pianificato di fuggire. È più logico pensare che sia stata avvicinata da qualcuno che conosceva, probabilmente a bordo di un’auto, che si sia fidata e che abbia accettato un passaggio. Non immaginava certo che a casa della cugina non ci sarebbe più arrivata.
Anche ieri nella caserma di via Magenta sono sfilati gli amici della ragazza per essere ascoltati dai carabinieri. Dopo le testimonianze della cugina Sabrina e dei compagni della sua comitiva, più grandi rispetto a Sarah, questa volta è toccato ai compagni di scuola della ragazza. In tre hanno riferito al maresciallo Viva dei rapporti con la 15enne scomparsa, ma non sarebbero emersi elementi utili alle indagini.
«I carabinieri stanno lavorando senza lasciare nulla di intentato - ha concluso il procuratore che, per il caso di Avetrana, è rientrato prima in servizio dalle ferie così come il comandante provinciale dell’Arma -. Continueremo a cercare, nei limiti dell’umanamente possibile, per non doverci rimproverare niente».
Ma se l’ipotesi di reato indicata nei registri della procura (quello per le indagini a carico di ignoti) fosse stata davvero e soltanto la fuga, l’indagine sarebbe stata privata in giorni decisivi di importanti strumenti investigativi come le intercettazioni telefoniche e quelle ambientali. Per il reato di sottrazione consensuale di minore, infatti, il codice prevede pene nel massimo fino a tre anni, mentre per disporre le intercettazioni, il codice impone che l’ipotesi di lavoro preveda reati con pene pari o superiori a cinque anni.
Il procuratore di Taranto Franco Sebastio, per imprimere una svolta alle indagini e cambiarne evidentemente il passo, ieri mattina si è voluto rendere conto personalmente della situazione. Il capo della Procura ha così presieduto nella caserma dei carabinieri di Avetrana una riunione alla quale hanno preso parte il pm titolare dell’inchiesta, Mariano Buccoliero, il comandante provinciale di Taranto dei carabinieri, col. Giovanni Di Blasio, e altri ufficiali dell’Arma.
Sull’ipotesi investigativa Sebastio non si è sbilanciato: «C’è un procedimento penale contro ignoti - ha detto ai giornalisti - ma non parliamo di tipologia di reato per non dare neppure involontariamente la minima indicazione». Poi però ammette: «Fino ad oggi siamo rimasti un po’ dietro le quinte, perché c’era la speranza che dopo tre o quattro giorni, o cinque, arrivava la telefonata: «sono scappata». Sa, spesso queste cose succedono. Poi purtroppo con i giorni che passano inizia a diventare preoccupante».
«Ci sono ipotesi privilegiate rispetto ad altre, anche se non trascuriamo nulla, neppure quella più remota» conclude il procuratore. Una scala vera e propria di priorità non esiste, insomma. Anche se l’ipotesi delle prime ore, dell’allontana - mento volontario, comincia decisamente a perdere peso e consistenza. E se cade la pista della fuga volontaria da casa della ragazzina, non resta che il rapimento.
Difficile ipotizzare invece lo scopo: abuso sessuale, estorsione, vendetta? Cosa è veramente successo tra le 14.30 e le 14.42 di giovedì 26 agosto? Per cercare maggiori risposte ai dubbi e ai quesiti che da nove giorni ormai tolgono il sonno agli inquirenti e ai familiari della ragazza, ieri mattina il sostituto procuratore Mariano Buccoliero ha voluto ripercorrere i cento passi di Sarah. Accompagnato dal capitano Luigi Mazzotta e dal maresciallo Fabrizio Viva, il magistrato è stato in via Verdi per rendersi conto di persona della situazione.
Sarah è uscita di casa senza soldi, documenti, senza indumenti di ricambio. È difficile pensare che avesse pianificato di fuggire. È più logico pensare che sia stata avvicinata da qualcuno che conosceva, probabilmente a bordo di un’auto, che si sia fidata e che abbia accettato un passaggio. Non immaginava certo che a casa della cugina non ci sarebbe più arrivata.
Anche ieri nella caserma di via Magenta sono sfilati gli amici della ragazza per essere ascoltati dai carabinieri. Dopo le testimonianze della cugina Sabrina e dei compagni della sua comitiva, più grandi rispetto a Sarah, questa volta è toccato ai compagni di scuola della ragazza. In tre hanno riferito al maresciallo Viva dei rapporti con la 15enne scomparsa, ma non sarebbero emersi elementi utili alle indagini.
«I carabinieri stanno lavorando senza lasciare nulla di intentato - ha concluso il procuratore che, per il caso di Avetrana, è rientrato prima in servizio dalle ferie così come il comandante provinciale dell’Arma -. Continueremo a cercare, nei limiti dell’umanamente possibile, per non doverci rimproverare niente».
ORE 15:23 - TROVATO UN TESTIMONE, HA VISTO SARAH LUNGO LA STRADA
E' stato rintracciato ed ascoltato dai carabinieri un testimone che ha visto per ultimo la quindicenne Sarah prima che la ragazzina scomparisse nel nulla il 26 agosto scorso. Si tratta di un ragazzo di Erchie (Brindisi) che quel giorno, poco dopo le 14.30, percorreva in auto da solo via Kennedy ad Avetrana in direzione della Litoranea.
Il ragazzo - a quanto si è saputo – ha riferito ai carabinieri di aver visto Sarah che camminava a piedi sul marciapiede alla sua destra. E’ lo stesso marciapiede che porta alla casa della cugina della ragazza, Sabrina, con la quale è accertato che avesse appuntamento per recarsi al mare. Il testimone ha proseguito in auto senza notare nulla di strano. Solo due giorni dopo, ha riferito sempre ai carabinieri, sfogliando i giornali, ha visto la foto di Sarah che era scomparsa e successivamente si è ricordato del momento dell’avvistamento. Il luogo indicato dal ragazzo dista circa 200 metri dall’abitazione della cugina di Sarah, dove però la ragazzina non è mai arrivata.
E' stato rintracciato ed ascoltato dai carabinieri un testimone che ha visto per ultimo la quindicenne Sarah prima che la ragazzina scomparisse nel nulla il 26 agosto scorso. Si tratta di un ragazzo di Erchie (Brindisi) che quel giorno, poco dopo le 14.30, percorreva in auto da solo via Kennedy ad Avetrana in direzione della Litoranea.
Il ragazzo - a quanto si è saputo – ha riferito ai carabinieri di aver visto Sarah che camminava a piedi sul marciapiede alla sua destra. E’ lo stesso marciapiede che porta alla casa della cugina della ragazza, Sabrina, con la quale è accertato che avesse appuntamento per recarsi al mare. Il testimone ha proseguito in auto senza notare nulla di strano. Solo due giorni dopo, ha riferito sempre ai carabinieri, sfogliando i giornali, ha visto la foto di Sarah che era scomparsa e successivamente si è ricordato del momento dell’avvistamento. Il luogo indicato dal ragazzo dista circa 200 metri dall’abitazione della cugina di Sarah, dove però la ragazzina non è mai arrivata.