venerdì 20 settembre 2024


05/10/2010 11:00:16 - Avetrana - Attualità

Questo episodio lascia credere che chi ha rapito Sarah potrebbe essere di Avetrana o della zona e non, invece, un passante casuale

 
Non c’è traccia del terriccio di contrada «Tumani » all’interno del cellulare di Sarah. È quello che è apparso ad occhio nudo agli uomini del Ris di Roma. Se l’ipotesi venisse confermata anche dagli esami di laboratorio, cadrebbero gli ultimi dubbi. Il telefono di Sarah sarebbe stato per oltre un mese in mano a chi probabilmente sa anche che fine ha fatto la quindicenne. Ovvero la stessa persona che, nella notte tra martedì e mercoledì scorsi, ha deciso di liberarsi dell’apparecchio per sviare le indagini, o, forse, per lanciare un messaggio agli inquirenti.
 
Il cellulare è stato ritrovato mercoledì mattina da Michele Misseri, zio della quindicenne e padre di Sabrina, la cugina con cui Sarah doveva andare al mare prima di scomparire nel nulla il 26 agosto scorso. Appare sempre più probabile che il telefono sia stato abbandonato nelle campagne tra Avetrana e Nardò poche ore prima del suo ritrovamento. Sul guscio, infatti, tranne i segni di bruciacchiature, non ci sarebbero nemmeno schizzi di fango o macchie di terra.
 
Ieri è cominciata a Roma, nella sede del Ris, la lunga “autopsia” sul cellulare. Il telefono è stato aperto e fotografato. Dai primi accertamenti emergerebbero anche altre due tracce importanti: non ci sarebbero ammaccature e il «display» è integro. Chi si è disfatto del cellulare di Sarah non lo avrebbe dunque lanciato dall’auto in corsa, ma lo avrebbe semplicemente poggiato al centro del falò che era stato appiccato qualche ora prima da Michele Misseri per bruciare il fogliame raccolto nel campo. Il cono d’ombra sembra assottigliarsi.
 
Non ci sono nomi sul registro degli indagati per il sequestro di Sarah. Ma la cerchia dei sospettati comincia a assumere contorni meno vaghi. Ieri mattina in Procura c’ è stato un nuovo vertice. Nella stanza del procuratore aggiunto Pietro Argentino si sono ritrovati il sostituto procuratore Mariano Buccoliero, il comandante del Reparto operativo, il tenente colonnello Antonio Russo e quello del Nucleo investigativo dei carabinieri di Taranto, il capitano Nicola Abbasciano. Dietro quella porta rossa, rigorosamente chiusa, all’inizio del corridoio riservato ai vertici della Procura, sono stati analizzati uno per volta alibi e possibili moventi.
 
Gli inquirenti restano abbottonati, ma l’impressione che si ricava, respirando l’aria del palazzo di via Marche, è che la verità sulla scomparsa di Sarah non sia così lontana come può sembrare agli occhi di chi non legge le “carte”. Il ritrovamento del cellulare della ragazza, mercoledì scorso, è stato come scalare di marcia per far ripartire un motore in affanno.










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