venerdì 20 settembre 2024


07/10/2010 07:17:50 - Avetrana - Attualità

In un raptus, Michele ha strangolato Sarah e poi ha occultato il suo cadavere in un pozzo

 
Era il più sospettabile eppure quello apparentemente al di sopra di ogni dubbio. Lo zio di Sarah, Michele Misseri, che per colmo di coincidenza aveva ritrovato il telefonino dell’adorata nipote ma che sembrava avere un alibi di ferro per il giorno della sua scomparsa, avrebbe infine confessato: «L’ho uccisa io».
La svolta, attesa sin dalle prime ore del mattino di ieri quando qualcuno aveva prennunciato che sarebbe stato il giorno giusto per chiarire il giallo, è giunta ieri alle 22:35.
Convocato sin dalle prime ore del mattino presso la caserma dei carabinieri di Taranto insieme alla figlia Valentina e alla moglie, Michele Misseri è stato interrogato per l’intera giornata. Poi d’improvviso decine di pattuglie hanno lasciato la caserma e la voce è iniziata a circolare tra i giornalisti giungendo alla madre di Sarah, Concetta, mentre si trovava in diretta negli studi di «Chi l’ha visto». Notizie prima contraddittorie poi vi via sempre più dettagliate pur se prive di ogni ufficialità. Infine l’annuncio: lo zio di Sarah ha confessato l’omicidio indicando in un pozzo a ridosso di un casolare di campagna in località «Mosca» tra San Pancrazio e Avetrana (in direzione di Erchie) il luogo in cui si trova il corpo della nipotina. Una località distante da quella campagna dove nei giorni scorsi proprio lui aveva ritrovato il telefonino della ragazza scomparsa. Nella stessa area Michele Misseri sarebbe proprietario di alcuni appezzamenti di terreno.
I carabinieri hanno circondato la zona, bloccando il traffico e impedendo ai giornalisti di avvicinarsi, e mobilitando poi tutte le squadre di ricerca. Decine di carabinieri del comando provinciale di Taranto sono stati richiamati in servizio per recarsi sul luogo delle ricerche. Bisogna esplorare un pozzo dove secondo l’uomo avrebbe lanciato il corpicino di Sarah.
La svolta nelle indagini risalirebbe a due settimane fa, grazie ad una frase sfuggita alla figlia Sabrina e intercettata dalle cimici della procura. La ragazza, durante una discussione con la madre avvenuta tra lunedì 27 e martedì 28, avrebbe manifestato i suoi sospetti proprio sul padre: «Lui se l’è portata» avrebbe detto la ragazza, forse alludendo al fatto che Sarah sarebbe stata vista salire sulla macchina del padre.
Il giorno dopo Misseri ritrova curiosamente il telefonino della nipote. Per gli investigatori è la conferma ai sospetti. Convocano più volte Michele Misseri, lo interrogano senza mai allarmarlo. Fino alla stretta, per lui inattesa, impressa ieri: ore di attesa in caserma, poi un interrogatorio stringente con accuse formali che lo spiazza al punto da farlo crollare.
Una svolta clamorosa quella della confessione dell’uomo non soltanto perché l’aver denunciato il ritrovamento del cellulare di fatto aveva fatto finire proprio lui sotto i riflettori degli inquirenti, che fino a quel momento sembravano invece essere puntati altrove, ma anche perché per il pomeriggio del 26 agosto l’uomo sembrava avere un alibi di ferro: al momento della scomparsa si sarebbe infatti trovato nel garage di casa sua, proprio dove Sarah era diretta per incontrare la nipote Sabrina e insieme con lei andare al mare.
Era stata la figlia a confermarlo: «Papà era in garage per riparare il suo piccolo trattore» aveva più volte raccontato.
La ragazza potrebbe aver mentito, o ricordare male. Ma se fosse vero che al momento della scomparsa di Sarah lo zio si trovava in quel locale attiguo alla sua abitazione, nasce l’atroce sospetto che mentre tutti la cercavano altrove, la ragazzina potesse trovarsi addirittura lì, nel garage dello zio. Il suo cellulare era stato spento alle 14:42, dodici minuti dopo la scomparsa e in quel momento il segnale era agganciato ad un trasmettitore della Vodafone che copre anche quella zona. Ma Sarah potrebbe anche essere stata bloccata dallo zio mentre si apprestava a raggiungere la casa di Sabrina, portata con la forza in quel campo, uccisa e buttata nel pozzo. Mentre nella notte si cercava il cadavere i magistrati spremevano lo zio orco per tentare di capire il movente.










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