Il racconto della cugina. Ma il paese le volta le spalle: in casa dovevano sapere
Nel giorno di Sarah, del dolore per una vita spezzata e violentata, si fa fatica a provare pietà per qualcun altro. Ma quando una folla di ragazzini si affolla davanti alla casa di Sabrina, la figlia del «mostro», e le gridano «esci se hai coraggio» e ogni genere di insulto, non puoi non avere pietà anche per lei.
Piange Sabrina, per Sarah, per se stessa, per quello che non può capire, e anche per suo padre: «Voglio vederlo perché mi deve spiegare cosa gli è saltato in testa. Cercavamo un orco e lo avevamo in casa». Veramente la domanda Sabrina al padre l’ha fatta mercoledì notte, prima che lo portassero in carcere.«Gli ho detto non hai mai fatto niente di male in tanti anni, non hai mai avuto vizi, voglio capire perché hai fatto una cosa del genere. Mi ha detto: "Non lo so nemmeno io"».
Le lacrime rigano le guance, la tuta è sgualcita da una notte troppo buia per raccontarla. Entrano i parenti, qualche amico e cercano di consolarla, ma lei sente solo le urla di quelli che fino a ieri erano amici con cui condividere la gita al mare e lo struscio in paese. «Li senti? Li senti?». Le parole sono pietre che lapidano questa ragazza che forse ha avuto qualche sospetto sul padre ma che, almeno per adesso, non ha nessuna responsabilità penale in quello che è accaduto. Il sospetto, quello probabilmente era un tarlo da qualche giorno visto che la frase intercettata alla madre - «se l’è portata lui» - sembra confermata.
Comunque Sabrina sconta già la sua pena: è sola. Non sono più con lei nemmeno gli amici di sempre, Mariangela, detta Liala, e Ivano Russo, il ragazzo che piaceva a Sarah e per cui sembra che le cugine avessero litigato la sera prima della scomparsa. Sono a pochi passi da lei, qualche portone più in la su via Deledda, ma ormai irraggiungibili. «Mi sarei buttata nel fuoco per difendere Michele, un esempio per me, e ho avuto torto», dice Liala. «Adesso non vorrei che venissero fuori altre cose, e fino ad allora non me la sento di vedere Sabrina, l’amica che ho da più tempo e con cui ho condiviso tutto».
Il sospetto è che Sabrina, la sorella Valentina e la mamma, Cosima, sapessero. «Quando dimostrerà di essere estranea allora le chiederò scusa». E anche Ivano che le è vicino condivide queste parole, la loro durezza, il dubbio. E dentro casa Sabrina, a telecamera accesa, come sempre in questo dramma vissuto alla luce dei riflettori, si dispera: «Io non sono complice, non conoscevo nemmeno il terreno dove hanno trovato Sarah, non saprei arrivarci. Lo ripeto: mio padre deve pagare per quello che ha fatto». A Sarah, certo. Ma anche a lei: «Mi ha fatto prendere in giro da tutto il paese».
Parole semplici che stonano con questo abisso di orrore, sembrano il capriccio di una bambina, ma in questo paese immerso nella campagna rigogliosa di ulivi e nulla più, dove tutti si conoscono essere la figlia del «mostro» rappresenta una condanna all’esilio.
E’ sola anche la mamma di Sarah, circondata dagli avvocati, forse si chiede come mai il figlio Claudio invece di correre da lei ad abbracciarla, a piangere insieme, sia seduto su una poltroncina di via Teulada a Roma davanti a Mara Venier. La faccia della donna è quella di sempre, perduta. A chi le chiede perché non piange dice che «non ha lacrime». Non le importa di essere giudicata, sembra una bambola di cui qualcuno muove i fili. Sola, senza luce negli occhi, vuole vedere la figlia ma il medico legale le dice che è meglio il ricordo. Le emozioni non lasciano traccia su quel volto annientato dal dolore. A un’amica confida: «Dovevo capire». Il pensiero va a quella confidenza della figlia, quando le disse che lo zio Michele le aveva regalato cinque euro, a patto che non lo dicesse a nessuno. Una mamma doveva insospettirsi? Domande che aumentano lo strazio.
Intorno alla casa di Sarah il tendone del circo mediatico allarga le sue fila. Anche un venditore ambulante fa affari d’oro con il suo carretto vendendo gilet e felpe a chi passa di li. Oggi che Sarah è morta tutti «sanno». Il fratello Claudio rivela a Mara Venier che Sarah si era lamentata con la cugina Sabrina, il giorno prima di scomparire, dell'atteggiamento dello zio Michele nei suoi confronti.
E non solo: fa capire che anche Valentina la figlia di Michele potrebbe avere avuto in passato attenzioni particolari (gli inquirenti stanno indagando su possibili abusi familiari). Filomena, del bar all’angolo rivela che in paese adesso tutti parlano degli abusi che Michele avrebbe subito da piccolo, sempre in famiglia.
La mamma di Sabrina, Cosima, tace, avvolta anche lei nel nero del lutto per aver perso la nipote Sarah, il marito («per quello che ha fatto deve morire»), la sorella Concetta: «Cosa potrei dirle? Ha ragione lei, ha perso la figlia. Sarah non tornerà, Michele è vivo».