venerdì 20 settembre 2024


11/10/2010 19:54:39 - Avetrana - Attualità

L’udienza è aperta

Mentre l’ondata di commozione per Sarah resta immutata anche all’indomani dei suoi funerali, la parola passa adesso ai magistrati, cui spetta l’obbligo di fare il capillare punto sulla situazione.
Nero su bianco, accusa e difesa, dovranno ripercorrere, momento dopo momento, questi 50 giorni da incubo che hanno fatto di Avetrana la caput mundi dell’horror da Hitchcock.
Michele Misseri, al momento unico indagato reo confesso per l’omicidio di Sarah, ad una settimana dalla confessione giunta in diretta a Chi l’ha visto, ed attualmente detenuto presso il carcere di Taranto, verrà rivoltato come un calzino perché vengano ricostruiti gli ultimi istanti di vita della nipote racchiusi nei primi verbali di interrogatorio, rubricati con lucidità da interpretazione Oscar, oltre che nella confessione fiume resa agli inquirenti, anche nel corso delle puntate precedenti di interviste e dirette televisive a tuttotondo, alibi a buon mercato a misura di colpevole. Tre le versioni su quel 26 agosto per raccontare la scena criminis, una manciata di minuti che fanno evidentemente la differenza per iscrivere nel registro degli indagati eventuali complici. Al setaccio dichiarazioni sul giro di vite dei protagonisti di quella giornata in cui Sarah era sottoterra nello stesso momento in cui sulla terra la si cercava sopra.
Gli ingredienti del giallo ci sono tutti, peccato che quelli utili siano i trascurati; ad esempio, perché, nonostante l’esperienza insegni diversamente, le indagini non sono partite dal garage maledetto di via Deledda, peraltro non ancora non  sequestrato? A che ora è giunta Sarah e perché è scesa lì, nella cantina. Nonostante le avances in precedenza manifestate dallo zio e che l’avrebbero già dovuta allarmare?
Chi ha chiesto di scendere a chi e perché? In quanti minuti si è consumata la tragedia, con quali dinamiche, con l’aiuto di chi, il telefonino che cade, la batteria in precedenza gettata, l’arma del delitto, le perizie sotto al fico luogo della violenza post mortem, dove sono?
Insomma il lavoro degli inquirenti, davvero immenso, per far quadrare il puzzle delle informazioni e dei sospetti. Unica certezza: il ritrovamento del cadavere, il colpevole, il luogo del delitto. Non altro! L’altro è tutto da definire nel corso di un processo destinato a fare la storia del nostro paese, così come il delitto stesso, che riconosce alla piccola giovane il primato di aver messo in discussione qualsiasi parametro della logica umana, contribuendo ad scrivere nuove pagine della letteratura criminale per efferatezza, simulazione, per il modus operandi del suo protagonista, che da comparsa è divenuto primissimo attore.
La realtà rivede ciò che la riguarda:i mass media senza freni inibitori, le forze dell’ordine prolungamento della mano dell’assassino, pantomima autoreferenziale di una mente diabolica o da mitomane, il pubblico gabbato in toto per un mese e mezzo. Poi ci sono loro, le altre vittime, come tutti del resto, le due sorelle Misseri, sotto il mirino di qualche fanatico per le minacce pluriformi di cui sono diventate oggetto. Su di loro si concentrano i sospetti, per nulla soffocati su una eventuale complicità con il padre, Sabrina in primis, e testimoni di una vita familiare in cui le zone d’ombra giustificano il finale e sorpresa a detta dei criminologi ed esperti.
La difesa sulle reti ammiraglie Rai e Mediaset sarà bastata a riscattarle dal sospetto che alberga nei più? Vittime o complici?
Rimozione o rifiuto dell’orrore per una autodifesa in corner? Questi i sottesi e mal celati interrogativi emersi nella diretta di Canale 5, alle due sorelle, confuse, solidali con la mamma, soggette a minacce e prossime ad essere riascoltate per altri doverosi interrogatori.
Dalle pagine di questo giornale un appello dovuto alla civiltà rivolto alle istituzioni del posto: la chiesa, le sedi amministrative e politiche, gli stessi mezzi di informazione, affinché pongano in essere quanto in loro potere per prevenire ogni ipotesi di far west  di vendette trasversali che possono contribuire a rendere Sarah ancora più estranea in casa sua, ora che comunque è ritornata a casa. Forse, se le situazioni fossero diverse, sarebbe già in odore di santità.
Lasciamo riposare i morti, lasciamo la giustizia a chi è preposto a gestirla: la civiltà prima di tutto.

Mimmo Palummieri










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