venerdì 20 settembre 2024


17/10/2010 10:48:11 - Avetrana - Attualità

L’ultim’ora di Sabrina

Forse ci sarà una qualche ragione logica che leghi Sarah Scazzi ed i suoi familiari al suo tragico destino. Sicuramente ci deve essere una spiegazione plausibile che leghi un dramma tanto efferato ad una così piccola comunità.
Magari ci saranno delle teorie che ci spieghino il motivo per cui ci venga negata una qualsiasi tregua rispetto a tanto dolore. Eppure che dietro la vicenda di Avetrana ci sia un destino già scritto, un qualche progetto divino o un qualunque altro essere supremo dal quale dipenda quanto sta accadendo in questi ultimi due mesi, è proprio difficile crederlo.
Se a questi esseri superiori va riconosciuta la giustizia, a noi comuni mortali non rimane che la vergogna che si aggiunge a vergogna e magari ad una buona dose di comprensibile incredulità. Mentre il dossier Scazzi veniva rubricato alla voce caso risolto, il cold case di questo autunno salentino non risparmia altri colpi di scena. E che colpi!
Sono passate da poco le 23 quando comincia a circolare la notizia bomba del 15 ottobre a chiosare le indagini per l’omicidio di Sarah: Sabrina, la cugina preferita della giovane avetranese, indagata per occultamento di cadavere e concorso volontario in omicidio.
Due vite, un unico destino, il Misseri padre fornisce una nuova versione dei fatti di quel maledetto 26 agosto in quell’altrettanto maledetto garage, confermando una tesi già da molto sostenuta, relativamente alla complicità nel delitto di un’altra persona. Si tratta della Misseri figlia, attualmente in stato di fermo presso il carcere di Taranto, in cui è stata tradotta ieri sera sulla stessa Clio che l’aveva prelevata da casa sua nella tarda mattinata di ieri.
Una legge del contrappasso che incatena padre e figlia nello stesso carcere come potrebbe averli incatenati in quel garage, condizionale è d’obbligo ancora, dove Sabrina, al corrente delle accuse della cuginetta sulle molestie di suo padre avrebbe dato appuntamento alla quindicenne nella cantina della villetta di via Deledda. Lì,
sarebbe scoppiata una violenta discussione degenerata poi nell’omicidio. Il resto è storia più o meno nota, con molte zone d’ombra in parte chiarite, tutt’altro che marginali e che farebbero quadrare definitivamente ogni ipotesi degli inquirenti.
Il 100% e non più il 95% iniziale, all’indomani del ritrovamento del cadavere di Sarah nel pozzo di contrada Musca. La svolta alla fine di una giornata  che, con sorpresa iniziale di parenti ancora dormienti, porta il Misseri in casa sua, sulla stessa scena criminis che lo ha visto protagonista, dove gli viene chiesto di mimare, fotogramma per fotogramma, gli ultimi momenti della vita della nipote, alla presenza di tutti gli organi coinvolti, della Procura di Taranto, interessata alle indagini, e dei Ris specialmente, impegnati nella ricerca di una minima traccia del passaggio della ragazzina.
Al setaccio ogni centimetro di quel garage, di un indizio che faccia convincere gli inquirenti di una versione rispetto ad un’altra. Alla fine non convincono tutte e due e Sabrina viene accompagnata presso la Caserma dei Carabinieri di Manduria, già in stato d’assedio dai giornalisti e cronisti, ed in diretta, si consumano le ultimi ore di libertà della stessa.
Nel frattempo, dopo un ultimo macabro tour di Misseri nei luoghi del massacro e della violenza post mortem per esigenze investigative, il di lei padre giungeva nella stessa caserma dove erano in corso le ispezioni sulla Seat Marbella posta in stato di sequestro.
L’ennesima versione del contadino potrebbe aver inchiodato Sabrina che, dopo sei ore di interrogatorio, senza cedimento alcuno, incalzata dagli inquirenti e dalle intercettazioni telefoniche, viene formalmente indagata con i capi di imputazione pesantissimi che rendono effettivamente operativa la scure della giustizia sul suo capo. Ad assisterla i suoi due avvocati, marito e moglie, i coniugi Russo Vetrelli, che prontamente fugano davanti alle telecamere il dubbio di una qualsiasi confessione della ragazza, ormai in stato di fermo. Loro compito sarà quello di smantellarlo nel giro di 48 ore prima che si traduca in un provvedimento permanente.
Ancora poco chiaro il movente dell’assassinio, forse nulla di nuovo, tra i più antichi della tradizione criminale: incesto misto a delitto passionale, per via della discussione tra Sabrina vs Sarah.
Una parola tira l’altra, da cui sarebbe derivata  l’irreversibile decisione di soffocare la ragazzina; un’intesa tra i due complici, forse, uno che finisce quanto cominciato dall’altro, forse uno nasconde il surplus di responsabilità dell’altro, uno scampolo di affetto sedimentato nel fondo della coscienza all’origine di ogni tardiva confessione, la causa della loro omertà e di ogni mancato pentimento.
In diretta si consuma la tragedia di tutti, come in diretta era cominciata, mentre mamma Concetta attende.... attende... attende...attende di sapere il perché, ogni perché. Il corso delle indagini e delle loro modalità rende merito ad un’impalcatura tutt’altro che sonnacchiosa, che mette a segno colpi diretti, pensando alla delicatezza dei rapporti familiari. Lo spettro della pedofilia, delle perversioni per gli adolescenti, la necrofilia si insinuano nel linguaggio della quotidianità di Avetrana, che fa i conti con le storie horror di più ampio respiro di questa Italia dei misteri.
Sarah tradita dalle donne di casa, dagli stessi affetti da cui si sarebbe dovuta sentire protetta. Come non comprenderla quando voleva andare via di Avetrana, se non riusciamo a concederle nemmeno il dovuto riposo e la protezione dall’orco cattivo e dai suoi segugi?

Mimmo Palummieri










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