I dubbi da chiarire sono ancora veramente tanti, per un’inchiesta che si preannuncia ricca di colpi di scena
Il detto che i panni sporchi vadano lavati in famiglia sicuramente non può essere applicato alla famiglia Misseri, soprannominata ormai dai più, famiglia misteri. Continuano infatti ad emergere, nel corso delle indagini, tutt’altro che approdate ad una soluzione definitiva, nuovi elementi investigativi che infittiscono la già tanto complicata vicenda di Sarah Scazzi.
Ultima in ordine di tempo, l’indiscrezione annunciata nel corso della diretta televisiva di Quarto Grado, la Chi l’ha visto Mediaset, che vorrebbe prossimi indagati alcuni stretti familiari ed amici di Michele Misseri, per il momento ufficiale reo confesso della morte della nipote, ed improbabile unico esecutore dell’occultamento del cadavere di Sarah.
Niente certezze all’orizzonte per nessuno, tranne il corpo ritrovato della piccola Sarah, declassato a reperto archeologico di una vicenda in cui, la semplice scomparsa sembra essere stata ingoiata nella notte dei tempi. Ancora tutto da chiarire, nonostante le 21
pagine dell’ordinanza di custodia cautelare del Gip Martino Rosati e del PM Buccoliero, ricostruiscano le dinamiche agghiaccianti di un delitto premeditato, al di là della semplice lezione da impartire ad una ragazza che voleva rendere pubbliche le avances dello zio.
pagine dell’ordinanza di custodia cautelare del Gip Martino Rosati e del PM Buccoliero, ricostruiscano le dinamiche agghiaccianti di un delitto premeditato, al di là della semplice lezione da impartire ad una ragazza che voleva rendere pubbliche le avances dello zio.
Il quadro di imputazione di Sabrina è dunque pesantissimo, confermato dalle pagine degli inquirenti pronti a procedere nell’inchiesta alla vigilia degli esami irripetibili sul telefonino della ragazza, a Roma, condotte dai Ris, che incrociano i dati scientifici in
mano agli investigatori per determinare, tabulati telefonici alla mano, la presenza dei protagonisti nei luoghi dell’omicidio, a cui si aggiungono le quattro impronte ritrovate all'interno dello stesso.
mano agli investigatori per determinare, tabulati telefonici alla mano, la presenza dei protagonisti nei luoghi dell’omicidio, a cui si aggiungono le quattro impronte ritrovate all'interno dello stesso.
Il ruolo di Sabrina nell’omicidio, secondo l’accusa, è schiacciante: ha condotto con forza la cugina nel garage-cantina, l’ha tenuta stretta, sino a quando la corda al collo del padre non l’ha fatta accasciare, ormai morta, a terra, trasformando un delitto programmato in un delitto preordinato, condotto con ferocia.
Il resto per nulla storia chiarita: una manciata di secondi o di minuti che servono a chiarire le posizioni degli abitanti di villa Misseri in numero civico Deledda.
La figlia della generazione Grande Fratello resta in carcere, in qualità di coinquilina del padre, nell’istituto penitenziario di Taranto, poiché secondo il Gip, la rete di relazioni cresciuta con i mass media all’indomani della scomparsa di Sarah potrebbe paventare il pericolo di fuga e di inquinamento delle prove da parte di una scaltra e lucida 22enne, che, a detta degli esperti, si potrebbe mangiare il padre in un boccone, vista la ridondante personalità.
Il Misseri senior la accusa, lei nega; la coppia dei Bonnie e Clyde de no’altri, legati da un vincolo morboso che adesso li colloca nello stesso girone dantesco, vicini, ma sin troppo lontani, soggetti alla stessa follia che li ha deteriorati in precedenza, mentre le ultime notizie dal carcere addensano ombre sul penitenziario ionico, per via della fuga di notizie da parte di qualcuno, all’interno del carcere, che avrebbe confessato a Michele la presenza di Sabrina nella stessa struttura, mentre questi era in regime di isolamento.
In allarme la Procura, che ha aperto un’inchiesta interna, che allunga il brodo ancora più di quanto non lo sia.
Da chiarire definitivamente il ruolo di quella che è stata definita la matrona di casa, Cosima Misseri: sapeva, non sapeva, ha favorito i familiari? Anche Valentina, nell’occhio del ciclone per via di uno scambio di SMS con la sorella Sabrina, il parentado prossimo dei Serrano vs Misseri, per la complicità presunta di qualcuno
nell’occultamento di cadavere.
nell’occultamento di cadavere.
Dubbio il ruolo dei coprotagonisti: è stata Sabrina a tenere ferma la cugina mentre il padre la strangolava, o è vero il contrario, costringendo il genitore ad autoaccusarsi di un surplus di reati per allontanare i sospetti dalla figlia?
E la mano degli assassini,il movente o i moventi, mossa dal vecchio tarlo della gelosia per il tenebroso cuoco Ivano, conteso dalle due ragazze, in lite da diversi giorni, la paura delle accuse di Sarah mosse allo zio in occasione delle molestie subite, o c'è altro, un po' uno, un po' l’altro, o non sarà stata l’invidia per la bellezza di una Sarah, prossima a sbocciare tanto da determinare nuovi equilibri, o forse squilibri nel clan Misseri?
Michele Misseri orco, mostro, un senza sangue, pedofilo incallito e represso, o quasi santo subito dati i dubbi sul suo effettivo ruolo nella vicenda?
Insomma i dubbi da chiarire veramente tanti, per un’inchiesta che si preannuncia ricca di colpi di scena, un giallo senza fine che ci vede tutti irrispettosi guardoni dell’effetto grande fratello, voyerismo a buon mercato, che ha stancato tutti, condensato in una scritta “non siamo ad Hollywood”.
Intanto Sarah parla attraverso il suo diario, messo a soqquadro in precedenza per avvalorare la pista della fuga volontaria, proprio quando la soluzione del mistero era sotto gli occhi di tutti: “Sono abituata alle cattiverie di Sabrina”, scriveva pochi giorni prima della sua morte; in lei crescevano i primi dubbi dell’amore, sullo sfondo di una potente richiesta di affetto che l’ha condotta alla morte, annunciata poi al mondo, segno di quel profondo senso di solitudine soffocato nel pozzo della sua tomba.
I particolari della sua morte raccontano di una quindicenne in lacrime, stretta nella morse del suo o dei suoi carnefici, che per l’ennesima volta gridava aiuto al mondo intero.
Povera Sarah, perdonaci!
In fondo, forse, siamo un po’ tutti colpevoli.
Mimmo Palummieri