Il no del Tribunale del Riesame
“Mala tempora currunt” per Sabrina Misseri. Il Tribunale del Riesame di Taranto, dopo due giorni di camera di consiglio, ha detto no alla sua scarcerazione, causa gravi indizi di colpevolezza. Dopo la chiamata in correità del padre, riconfermata nel corso dell’ultima bulimia di coscienza dinnanzi ai giudici ed al suo consulente di parte dott.ssa Roberta Bruzzone, in appendice ai primi riscontri scientifici dei Ris, gli inquirenti ritengono fondate le dichiarazioni del pater familias, Misseri senior.
Tra i due il fil rouge da qui al 19 novembre, l’incidente probatorio che li porrà faccia a
faccia, padre e figlia, accusa e difesa, per il m’ama non m’ama delle responsabilità.
Sabrina, l’ospite d’onore muto, silhouette assottigliata come da stress carcerario, bersaglio degli insulti nel corso della prima udienza preliminare, rivedrà il suo principale accusatore. Legge del taglione applicata a quella dell’antico diritto romano per determinare la giusta pena tra padre e figlia, nel nome della colpa che li lega, riscrivendo oggi ciò che resta del DNA di ieri.
Il ricorso in Cassazione per la difesa contro il mancato provvedimento di scarcerazione, il confronto con la sentenza da depositarsi fra 5 giorni dei giudici del riesame per tutti gli altri, prima che la sfilata dei testimoni pro e contro Sabrina scateni la nuova ondata di colpi di scena del segreto di Pulcinella.
Intanto il numero delle cinture acquisite nel corso dell’ultimo sopralluogo in casa Misseri, ha ridotto a 4 quelle compatibili con le tracce lasciate dall’arma del delitto sul collo di Sarah, caccia al millimetro permettendo, per isolare con esattezza arma e dinamica dell'omicidio, esecutore materiale e complice/i, tempi e spazi definiti con
legge degli assiomi, per vergare finalmente qualche certezza in più nel mare di balle o meno messe a segno dal clan Misseri.
Pessima prova d’attore per lo zio Michè, per nulla credibile, secondo gli inquirenti, nel remake dell’omicidio: impacciato, poco convincente, tirchio di particolari importanti per imputargli oltre all’occultamento ed al vilipendio di cadavere, anche il delitto stesso.
Michele Misseri porta in eredità davanti agli inquirenti un groviglio di sentimenti compressi, tra il senso di colpa per la morte della nipote, l’amore per la figlia, causa del suo supplizio, la paura della gogna pubblica, al momento impegnata a definirne l’identikit psicologico che lo pone vittima dei ferormoni, del matriarcato di casa, in sudditanza continua nel talamo coniugale.
Sostanzioso anche il corredo accusatorio di Sabrina Misseri, spinta all’eliminazione scomoda della rivale in amore, offuscata dall’antico tarlo della gelosia per il tenebroso Ivano, l’ossessione dei suoi sogni, incalzata dalle nuove testimonianze di quelli pronti a giurare di aver ricevuto confidenze dall’estetista vantatasi di aver gabbato gli inquirenti, sino a non cedere.
Presa per la gola dal bel cuoco, cotta dalla gelosia, armata dall’antipatia per la cugina diventata donna sotto ai suoi occhi: chissà se il detto C’est la vie vale anche per Sabrina.
Mimmo Palummieri